Cinquanta minuti tatticamente perfetti, poi d'improvviso sono tornati i vecchi errori e i fantasmi del passato. E con quelli, un ko indolore per la Roma nell’economia del doppio confronto ma certamente pieno di rammarico. La grande occasione di entrare nel G8 d’Europa non è ancora persa, all’Olimpico il 13 marzo servirà però una prova più convincente e continua. Nel gelo di Kharkiv, a oltre 2000 chilometri di distanza dalla Capitale, la squadra di Di Francesco esce delusa per il risultato che aveva in mano dopo l’ennesimo guizzo di Ünder (quinta rete nelle ultime 4 gare) e deve recitare il mea culpa per come ha mollato la gara che sembrava avere in pugno. Qui era già caduto il Napoli a settembre, minando all’origine il suo cammino - terminato tre mesi più tardi - nella coppa dalle grandi orecchie. La stessa sconfitta di misura ha rimediato pure la Roma, pagando l’errore fatale di Florenzi che ha rivitalizzato gli avversari e quello meno grave di Alisson sulla punizione che sancisce il successo dello Shakhtar. Dopo il girone di ferro con le più blasonate Chelsea e Atletico Madrid messe alle spalle, c’erano grandi aspettative sulla Roma versione europea. Anche alla luce dei buoni risultati dell’ultimo periodo, coincisi con il cambio di modulo (l’avanzamento di Nainggolan a ridosso dell’unica punta Dzeko) e l’esplosione del turco «tascabile» diventato titolare fisso un mese fa nel recupero con la Sampdoria e nelle ultime gare anche cannoniere decisivo (nove i punti regalati dai gol in sequenza di Ünder) anche se di poco aiuto in fase difensiva. La sfida con la colonia brasiliana (9 in totale nella rosa di Fonseca, tecnico mozambicano-portoghese vestitosi da Zorro dopo la qualificazione agli ottavi ottenuta con il successo sul City) non era impossibile: squadra ostica quella ucraina, che ama attaccare, ma reduce da 67 giorni di riposo, sei amichevoli e una sola gara di campionato dopo la sosta invernale. Peccato che la Roma si sia completamente fermata dopo aver giocato con sicurezza e piglio in condizioni atmosferiche non certamente facili (-11 la temperatura sul campo del Metalist) e ha lasciato spazi a una squadra capace di far male. Sotto gli occhi di Totti e Shevchenko presenti in tribuna, la Roma approccia benissimo la gara, prendendo le misure agli avversari. Più volte i giallorossi arrivano dalle parti di Pyatov e dopo i tenativi in sequenza di Dzeko, Fazio e Manolas, arriva il gol di Cengiz Ünder, smarcato in area dal centravanti bosniaco. «Come ho scoperto Ünder? Già prima che io arrivassi gli osservatori della Roma lo seguivano - ha sottolineato prima della gara il ds Monchi -. Giocava in una squadra che ha fatto bene in Turchia, era nel giro della Nazionale e abbiamo deciso di prenderlo. Il mister l’ha gestito benissimo, ha aspettato il momento giusto per dargli fiducia». I giallorossi perdono però a inizio ripresa le certezze acquisite da un canovaccio scritto alla perfezione con il vantaggio e il pressing costante sui portatori di palla avversari. Il gol di Ferreira, nato dal mancato intervento di un Florenzi debilitato alla vigilia e messo in campo per assenze di alternative valide, fa nascere un’altra partita.
Alisson è bravo ad evitare la debâcle con due interventi miracolosi, ma Fred lo sorprende con una parabola su punizione che porta avanti lo Shakhtar e regala agli ucraini un vantaggio poco rassicurante per il match di ritorno. Il portiere e Bruno Peres evitano sui titoli di coda il terzo gol, sarebbe stata una punizione troppo severa. Il traguardo dei quarti è ancora possibile- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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