Roma Sarà stato pure un appuntamento atteso per otto mesi, ma arrivati al dunque la Roma ha mostrato il volto peggiore. E così anche i giallorossi fanno la fine di Udinese, Samp, Napoli e Lazio, tanto per citare le squadre italiane che nelle precedenti sei stagioni hanno fallito il playoff di Champions. Una Roma irriconoscibile, impaurita, nervosa, giunta mentalmente e fisicamente scarica alla gara più importante di inizio stagione. Tutto il contrario di quanto visto a Oporto sei giorni prima, quando la squadra di Spalletti era stata a lungo padrona del campo e una volta in dieci uomini per l'espulsione di Vermaelen molto coraggiosa.
La notte dell'Olimpico consegna invece una versione troppo brutta per essere vera: inizio di gara contratto, gol subìto su palla inattiva (la zuccata di Felipe che si fa perdonare per l'autogol dell'andata che rischiava di complicare la qualificazione dei lusitani), poche idee e lucidità, scarsa aggressività sull'avversario e grande tensione. La follia di De Rossi - dodicesima espulsione in carriera, una famosa sempre in Champions per un fallaccio su Srna dello Shakhtar - ed Emerson fanno il resto. Se già in parità numerica la Roma non aveva dato la sensazione di essere in partita, una volta rimasta in nove non poteva certamente cambiare la storia del match. Lo 0-3 rimediato contro un avversario abile sul piano del palleggio, ma a livello di individualità non certamente superiore ai giallorossi, dimostra la fragilità europea di questa squadra, già presente ai tempi di Garcia.
Non c'era solo il valore economico della partita (la qualificazione alla fase a gironi valeva almeno 25 milioni di euro e la possibilità di un nuovo intervento sul mercato per rafforzare il centrocampo) ma anche l'ambizione sportiva. In realtà la Roma non sembra ancora all'altezza di sedere al tavolo delle grandi d'Europa e ad agosto si ritrova già a gestire il primo fallimento di un'annata ricca di attese. Che può voler dire anche il sacrificio di un pezzo pregiato (Nainggolan?) a gennaio prossimo.
Nella notte in cui la curva Sud torna a riempirsi più del solito, la squadra non riesce a invertire il trend nella coppa più importante: ottava sconfitta in 16 sfide di Champions, con due soli successi. Spalletti a sorpresa inserisce De Rossi al centro della difesa e conferma l'acciaccato Paredes a centrocampo. Ma l'inizio è in salita con la rete di Felipe e una reazione che stenta ad arrivare, nonostante basti un gol per rimettere in sesto il match. Ma la Roma non c'è e a livello mentale appare anche fragile. Come dimostrano l'intervento con il piede a martello su Maxi Pereira che costa il rosso diretto a De Rossi (con Spalletti che si mette le mani in testa dallo sconforto) e quello ancora più cattivo di Emerson Palmieri su Corona. Dzeko è evanescente come Salah, il centrocampo è in difficoltà e in difesa la Roma fa acqua da tutte le parti: ridotta in nove incasserà anche i gol di Layun (su scellerata uscita di Szczesny) e Corona.
"Siamo abbastanza maturi, ci rituffiamo nel campionato e magari l'Europa League (che garantisce un paracadute di 11 milioni, ndr) può diventare un
nuovo obiettivo", dirà un laconico Nainggolan. L'unico a non arrendersi fino alla fine. Sorridono Juve e Napoli: con l'eliminazione romanista metteranno in cassa 10 milioni in più grazie al market pool, legato ai diritti tv.
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