Roma - Il primo posto è ancora lontano (da ieri di nuovo a -5, distacco che durerà ben 48 ore, il tempo di attendere la risposta della Juventus), il secondo è ormai blindato per stessa ammissione dell'avversario Benitez. Eppure la Roma di Garcia non molla, come dimostra il settimo acuto consecutivo che è anche il 24° stagionale (eguagliati lo Spalletti della stagione 2007-08 e il Ranieri del 2009-10, giallorossi secondi in classifica anche allora) pur se la sensazione diffusa è che se i bianconeri non dovessero fallire nemmeno domani a Udine, il discorso scudetto sarebbe chiuso definitivamente. «Vorrei che questo campionato non finisse mai», l'ammissione del condottiero di Nemours alla vigilia della sfida di ieri. E in effetti, anche se dovrà accontentarsi della piazza d'onore (un lusso dopo i primi due anni americani avari di soddisfazioni), la Roma lascerà comunque un bel ricordo su questo torneo.
In una squadra in piena emergenza - mancano cinque titolari più il Florenzi "riserva" di lusso - decidono i gol di tre calciatori con alterne storie stagionali. Il primo, Taddei, diventato elemento insostituibile dopo l'infortunio di Strootman e che in giallorosso non segnava due gol in un'annata da quattro stagioni; il secondo, Ljajic, finito ai margini dell'attacco anche - si dice - per qualche incomprensione con Rudi Garcia e per una certa indolenza dimostrata nei minuti regalatigli dal tecnico, ma comunque al sesto centro di questo campionato (e un palo gli negherà il settimo); il terzo, Gervinho, vera rivelazione dell'anno e calciatore con il maggior minutaggio fra gli attaccanti, che corona con il suo ottavo gol un'altra partita tutta corsa e generosità. Ad essere pignoli, manca il gol di capitan Totti che, salutato ormai il Mondiale (la mancata convocazione nello stage di Prandelli è un primo segnale), va in soccorso di una Roma incerottata e scende in campo nonostante una settimana travagliata per un piccolo problema muscolare. L'inseguimento a Del Piero (289 gol con la stessa maglia, il numero 10 giallorosso è a un passo) continuerà più avanti, intanto l'Olimpico gli tributa i soliti scroscianti applausi alla sua uscita dal campo dopo 76 minuti di ottime giocate e di grande generosità.
La coriacea Atalanta, che forse ha un po' la pancia piena dopo la salvezza raggiunta con largo anticipo, si vede a sprazzi, tanto che l'acuto principale - che attenua il passivo dei bergamaschi - arriva dalla zuccata vincente di Migliaccio sui titoli di coda, quando la Roma ha ormai mollato gli ormeggi. I giallorossi, con un possesso palla quasi doppio rispetto agli avversari, non devono faticare più di tanto per tenere a bada gli avanti orobici nonostante qualche amnesia del Dodò positivo in avanti (suo l'assist per il primo gol) ma incerto dietro e l'assenza di Benatia, la vera colonna della retroguardia romanista. Il sostituto Toloi non sfigura, a dimostrazione che le seconde linee della Roma sono pronte.
Un dato che attesta la bontà di una rosa che, nonostante i record collezionati (ne mancano ancora due da battere, gli 82 punti di Spalletti nel 2008, la migliore Roma di sempre, e lo score della migliore seconda in A di tutti i tempi, il Milan dell'anno di Calciopoli che sul campo arrivò a quota 88), alla fine dell'anno rischia di finire senza titoli ma con una preziosa qualificazione alla Champions dalla porta principale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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