Roma con vista Champions Per sognare basta un autogol

I giallorossi passano a Oporto su deviazione di Felipe Poi, in dieci per 50', subiscono il pari solo su rigore

Roma con vista Champions Per sognare basta un autogol

Due partite in una al «Do Dragao». La prima, quella dominata dalla Roma sia nel possesso palla che nel numero di occasioni. La seconda, quella con il Porto costantemente nella metà campo giallorossa, complice la superiorità numerica causata dall'errore da principiante di un giocatore esperto come Vermaelen. Alla fine comunque la prima Roma stagionale si mostra bella, coraggiosa e brava a soffrire per oltre un tempo, giocato in dieci. Il pareggio conquistato ad Oporto è preziosissimo nell'ottica qualificazione ai gironi di Champions e al netto del rosso al belga ex Barcellona, un campanello d'allarme sui meccanismi difensivi ancora da perfezionare, la squadra di Spalletti esce dalla sfida con il Porto confortata dalla prestazione.

Dopo aver assistito al primo round di questo playoff, le quotazioni giallorosse per il passaggio del turno salgono vertiginosamente. È ancora una Roma da assemblare e con molti margini di miglioramento, così in attesa di vedere Bruno Peres (probabile titolare martedì prossimo all'Olimpico), meglio accontentarsi di un 1-1 che in Europa è un risultato tutt'altro che disprezzabile. Resta la prestazione, assolutamente sufficiente nel primo tempo, pur restando l'atavico problema delle occasioni d'attacco create e non sfruttate. Di sicuro, almeno un gol in più avrebbe garantito minore sofferenza a De Rossi e compagni. Il rovescio della medaglia è la buona capacità di tenuta in dieci contro 11, con il Porto che non ha saputo creare in attacco quanto aveva fatto la Roma nella prima parte.

Devastante la prima mezz'ora dei giallorossi, fissi dalle parti di Casillas che deve stoppare il tiro al bersaglio. L'ex portiere del Real è autore di una clamorosa papera che regala un'occasione d'oro a Dzeko, il quale si vede però ribattuta la conclusione dall'ex interista Telles, ma anche di interventi d'istinto. Il gol, anzi l'autogol di Felipe appena arrivato in Portogallo dal Corinthians, legittima il dominio dei giallorossi che vanno al riposo con oltre il 62 per cento di possesso palla. Pochi i rischi corsi da Alisson, che vince il ballottaggio con Szczesny, pronto sul tiro di Andrè Silva (il più attivo dei suoi) e in generale dalla difesa romanista. Almeno fino a quando Vermaelen, che aveva rimediato un'evitabile ammonizione a centrocampo, commette un errore sull'allineamento rispetto ai compagni e deve fermare fallosamente Andrè Silva al limite dell'area. Kuipers non può che sventolare il secondo giallo e quindi complicare la sfida della truppa di Spalletti. Che riporta Juan Jesus al centro della retroguardia, inserendo Emerson Palmieri e sacrificando Perotti.

Da quel momento inizia una partita di sofferenza per la Roma, visto che con la superiorità numerica il Porto cambia passo. Il gol annullato ad Adrian Lopez è il primo segnale negativo, l'ingenuo tocco di mano in area di Emerson Palmieri causa il rigore trasformato dal solito Andrè Silva. La squadra di Spalletti non riesce più a superare la metà campo: Salah ha rare occasioni per sviluppare la ripartenza, il lavoro dei centrocampisti giallorossi diventa utilissimo per arginare gli attacchi del Porto che colleziona una quantià industriale di cross dalle fasce spesso però infruttuosi. Nuno Espirito Santo rafforza l'attacco con Layun che però si vede poco.

Spalletti chiude addirittura con una difesa a 5, inserendo Fazio per preservare il prezioso pari, ma l'ultima occasione è per Paredes che spara sul portiere una punizione dal limite. La Roma può comunque guardare con ottimismo al 2° round dell'Olimpico e Spalletti resta ancora imbattuto con il Porto in 5 confronti diretti.

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