È stata meno larga e molto più faticosa del previsto, ma alla fine è arrivata: la vittoria esterna della Roma in Champions League. Mancava da 7 anni (e 10 partite), serviva come il pane per continuare a credere in una qualificazione che comunque resta tutta da conquistare e che se fosse decisa dalla differenza reti potrebbe causare qualche rimpianto per la partita di ieri, ma per il momento meglio guardare il bicchiere mezzo pieno e apprezzare i tre punti. Sudatissimi, a dispetto di un doppio vantaggio che aveva incorniciato un quarto d'ora di grande Roma.
Nelle ultime ore della vigilia sembrava che Manolas potesse andare in panchina, e col senno di poi ci ha visto lungo Di Francesco a chiedergli gli straordinari. Il greco è stato di gran lunga il migliore in campo: dopo 7 minuti ha sbloccato il risultato incornando un cross di Pellegrini, poi lo ha difeso fino all'ultimo mettendo parecchie toppe in un secondo tempo che ha visto i giallorossi messi sotto dal Qarabag sul piano del ritmo. Qualcuno aveva paragonato gli azeri alle squadre materasso della nostra serie A, ma è sempre il solito errore di chi non ha capito che non siamo più negli anni Novanta, che oggi in Europa qualunque squadra italiana non ha mai vinto in partenza contro nessuna straniera.
Spinto da 60mila tifosi nello stadio Olimpico di Baku che ospiterà la finale di Europa League 2019, il Qarabag non si è lasciato tramortire dal raddoppio di Dzeko, che ha finalizzato una combinazione a tre con Defrel e El Shaarawy scaricando un gran destro sotto la traversa. È tornato quasi subito in partita grazie a una topica di Gonalons (palla regalata a Ndlovu, assist a Pedro Henrique e 1-2 al 28'), l'ha sfangata in altre due-tre occasioni grazie al portiere Sehic - che a un certo punto ha iniziato a parare dopo una prima mezzora in cui pareva avesse il sapone sui guanti - e nella ripresa ha combattuto alla pari sfiorando anche il clamoroso pareggio con Ndlovu di testa al 90'.
Probabilmente la Roma ha pagato la serie di impegni ravvicinati e la fatica di giocare su un campo inzuppato dalla pioggia battente, fatto sta che nel secondo tempo ha lasciato per lunghi tratti l'iniziativa agli avversari. Che non hanno creato vere e proprie occasioni da gol, che ogni tanto hanno rischiato di prendere il terzo in contropiede (splendida la parata di Sehic su Bruno Peres al 61'), ma che fino all'ultimo sono rimasti in partita.
«Potevamo gestirla meglio - ha ammesso Di Francesco -, ci siamo complicati la vita da soli. Ma non è mai facile vincere in Champions e quando si vince non c'è rammarico». Quello semmai c'è per l'infortunio di Defrel, che ha accusato un problema muscolare alla coscia sinistra e dopo la sostituzione è rimasto in panchina con una vistosa fasciatura e la borsa del ghiaccio. Con Perotti già fuori causa, le opzioni sugli esterni in vista di Milan-Roma si restringono ed è un problema.
Meglio consolarsi coi numeri di Dzeko, che ieri ha segnato il settimo gol in 4 partite e il 100° dei giallorossi in Champions League.
«Non siamo riusciti a fare il nostro gioco ma abbiamo vinto ed era importante - ha detto Edin -, anche le grandi squadre devono saper soffrire. Forse alla fine abbiamo pensato anche un po' a domenica». Possibile, perché la sensazione è che sarà proprio la sfida col Milan a dire quando vale davvero questa nuova Roma di Di Francesco.
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