di Tony Damascelli
L' Uefa ha le sue leggi. Non vuole il Var e ci può stare, così per dire. Poi dedica a Kakà il ricordo delle stagioni a Madrid, dimenticando, per ignoranza e incompetenza, il grandioso periodo milanista del brasiliano. Infine decide di assegnare il premio a Modric, come miglior calciatore dell'anno. Ora la domanda sorge spontanea: che cosa significa miglior calciatore dell'anno? Che ha fatto Modric di così importante? Forse i 15 gol di Cristiano Ronaldo sono una nota a margine, un asterisco, una notiziola rispetto alle prestazioni del croato?
Non ci sono spiegazioni oppure, se ci sono, sono figlie del marketing, degli sponsor, di alcune scelte che non hanno nulla a che fare con i criteri tecnici e di campo che dovrebbero premiare davvero il miglior rappresentante.
Cristiano Ronaldo, in tal senso, non abbisogna di ulteriori didascalie per comprendere quello che ha fatto in questa stagione. In verità lo stesso Ronaldo ha commesso un autogol che non è degno del suo censo. Non si è presentato alla cerimonia, con atteggiamento infantile e malmostoso, quasi sottolineando che il premio al suo ex sodale madridista non sia meritato, anzi è un sopruso. Ronaldo ha sbagliato, avrebbe dovuto presentarsi, anche applaudire il collega e poi spiegare il proprio disappunto. Ha invece lasciato a Jorge Mendez, suo procuratore, il compito di protestare contro il premio a Modric, definito, il premio non certo il croato, «ridicolo». La stessa Juventus, per voce di Giuseppe Marotta amministratore delegato, ha parlato di «grande amarezza». Ma lo stesso club bianconero avrebbe dovuto imporre al proprio tesserato la presenza a Montecarlo, come avveniva in passato per altri juventini non premiati, Buffon fra tutti, eterno secondo anche ieri là dove è stato premiato Navas. Ronaldo non è addomesticabile, vive nel suo mondo dorato, così come l'Uefa che pensa di avere ancora il potere assoluto del calcio continentale ma deve fare i conti con gli interessi dei club che si sono riuniti sotto l'insegna dei G7. La cerimonia di Montecarlo prosegue, negli anni, con gli stessi riti di cera, con il palcoscenico offerto a figure impiegatizie dell'organizzazione che trovano l'occasione per la prima fila. Lo stesso presidente Ceferin ha una visibilità scarsa, la sua battaglia sul Var trova numerosi contrasti, l'uscita di Collina e la promozione di Rosetti rispondono a lotte interne. Il caso Ronaldo proseguirà nei giorni a venire, la reazione di Mendez, le parole di Marotta e il comportamento del calciatore hanno provocato disagio e imbarazzo nei vertici, chiamiamoli così, della casa di Nyon. Ora tocca alla Champions ristabilire la verità del campo, quella che nessuna giuria può contestare. Contano le vittorie, contano i gol, conta la prestazione.
Il resto fa parte del circo mediatico e di un sistema antico che è diventato vecchio. Sta a Cristiano Ronaldo dimostrare di essere il migliore. Non sul palcoscenico di Montecarlo. Saprà come fare. Ma presentandosi in campo e non delegando ad altri la propria insofferenza.