Nostro inviato a Montecarlo
Punta a vincere, oggi, Fernando. Vuole il trionfo, oggi, Fernando. L'obiettivo stampato sulla sua fronte fumetto è uno e uno soltanto ma tradotto nelle sue varie declinazioni: cioè dominare il Gran premio di Montecarlo. Cioè portare a casa bottino pieno per poi brindare allo scampato pericolo. Problema. Non sta sognando la vittoria vera. Sta sognando la vittoria di chi cerca di limitare i danni. Perché «adesso il mio scopo è solo riuscire a finire la corsa davanti ai miei rivali nel mondiale: per cui Vettel e Raikkonen. Fortunatamente ci sono le Mercedes davanti
». Questo sarebbe il trionfo. Lasciare il Principato con qualche punto, anche uno soltanto, in più dei diretti rivali. Mica vincere, mica partecipare stasera al galà per il trionfatore. Quelle cose saranno appannaggio di altri, magari dei due della Mercedes di nuovo in prima fila, fotocopia di Barcellona due settimane fa. Rosberg ed Hamilton, amici coltelli, con il tedesco alla sua terza pole consecutiva. Bravo vero. «Le mie possibilità di vittoria dipendono da quale sarà il degrado delle gomme» dice senza voler fingere. Le sue sono preoccupazioni vere. Perché le frecce d'argento si sono fin qui rivelate spuntate in corsa. È andata così anche in Spagna.
Ci conta per vincere Vettel che è terzo; ci conta per vincere Raikkonen che è quinto dietro Webber. Non ci conta più di tanto Alonso solo sesto che le vuole invece veloci. Perché gli servono i ragazzi uber alles come alleati. Devono far da diga portatile per contenere Vettel e Raikkonen che gli stanno davanti pure in classifica: Seb leader con 17 punti in più, Kimi 13. Diga in movimento a Montecarlo impossibile da abbattere. Salvo guasti e stupidate. Rosberg ed Hamilton potrebbero causare trenini impazienti e così potrebbe andare a finire che magari saltano i nervi, si commettono errori, si sbagliano strategie e ci scappano sciocchezze in pista o ai box. E opplà: ecco che Alonso e la Ferrari vincono il loro personalissimo Gran premio, passando sia Vettel che Raikkonen. E pace e bene fratelli se ne riparla in Canada e chissenefrega se ha vinto la Mercedes.
In questo sperano gli uomini di rosso vestiti. In questo e nella pioggia che, quella sì, potrebbe rivoluzionare il Gp. Per il resto, cercando di assicurarsi il loro Gran premio privato, possono contare sulle Mercedes che qui consumano meno gomme perché si va più piano e perché fa freddo. Un freddo porco. «Purtroppo non siamo riusciti ad adattare la macchina a questo strano circuito. Non credo sia solo colpa del freddo. Diciamo che non siamo riusciti a dare il massimo» dice Alonso. E nell'ammettere questo parla anche di se stesso. Giri imperfetti, giri non meravigliosi i suoi. «Sì, sono andate storte tante cose, in gara molte potrebbero andare meglio e storte ad altri». Un po' criptico l'Alonso. Circolare nel ragionamento. Ci sta.
Come ci sta la danzissima della pioggia inscenata da Massa dopo aver ringraziato tutti i suoi santi in paradiso. Al mattino si è stampato alla curva St. Devote, dove si arriva a 270 all'ora. Qualifiche saltate. Auto distrutta. Oggi deciderà se scattare da ultimo o dalla pit. «Colpa mia - ammetterà -, ho frenato su un piccolo dosso, la macchina si è alzata ed è stato come trovarmi senza freni. L'attimo dopo, ritoccando l'asfalto, era ormai troppo tardi». Gli chiedono dell'impatto, che cosa ha pensato un respiro prima.
POLEmicamente
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