L'apoteosi nel deserto di Valentino Rossi e dell'Italmoto. Il dottore firma un capolavoro in Qatar realizzando un'impresa sulla pista di Losail e tornando a vincere la prima gara dal campionato. Non gli succedeva dal 2010, ma per lui il tempo sembra essersi fermato nonostante i 36 anni suonati che lo fanno il più vecchio della MotoGp. Ma dentro ha il fuoco sacro di un ragazzo, quello che lo spinge oltre il limite nella spettacolare lotta finale con Dovizioso e prima in una rimonta incredibile dopo essere scivolato fino al decimo posto. Giro dopo giro ha impresso con la sua Yamaha un ritmo forsennato per rientrare sul gruppo di testa, poi come un killer spietato ha aspettato il momento giusto. Un botta e risposta con Iannone, con Lorenzo è bastata un'infilzata mentre con il Dovi è stata lotta senza esclusione di colpi. Un'infinita serie di sorpassi e controsorpassi al quale Rossi ha messo l'ultima parola con un giro finale da cineteca: 1'55'3 a conferma di una gara che entra nella storia dalla porta principale.
«La più bella della mia carriera, anche se l'ho detto tante volte» dirà Rossi per poi correggersi «la metto tra le prime». Ma il senso non cambia soprattutto perché è un messaggio alla concorrenza che già si chiede come fa a guidare così a 36 anni. La risposta è semplice: il dottore vuole il decimo mondiale. Tutti avvisati perché è più di un segnale la ferocia con cui Vale ha messo in scena la rimonta dopo una brutta partenza: «E dire che avevo detto che non dovevo sbagliarla», anche l'ironia è quella dei vecchi tempi. Come il fiuto della preda: «Quando ho visto Marquez fuori ho detto devo fare in fretta e mi sono messo a spingere come un matto. Sembravano fuori nei test e nelle prove ma la gara è un'altra cosa». Marquez era finito ultimo, toccato da Lorenzo, ha rimontato ma contro questo Rossi avrebbe potuto poco anche lui. Perché lui resta il padrone quando fisico e moto l'assistono; perché nei suoi occhi e nei suoi gesti si è visto il fuoco sacro: le sportellate, il braccetto agitato sul traguardo, il bacio al cupolino e improvvisato direttore d'orchestra durante l'inno sul podio. Dove è stata tutta una festa made in Italy con i due Andrea della Ducati: Dovizioso secondo e Iannone terzo. Il Dovi assoluto protagonista al pari di Rossi, ha menato le danze fino alla fine, prima con Lorenzo poi con il Dottore al quale si è dovuto arrendere ma solo per un centesimo. «Gara stupenda, abbiamo fatto il massimo visti anche i pochi chilometri con questa moto». Dietro a Rossi, con il quale non è sempre stato amore, ma l'abbraccio tra i due sotto il podio è uno dei gesti più belli. Però resta l'amaro in bocca per una vittoria che davvero era a un passo come ammette il dg Dall'Igna: «Un po' di delusione c'è». Ma la Ducati che ne mette sul podio due e per Iannone è la prima volta nella classe regina: all'esordio stagionale è un altro capolavoro che colora il deserto del Qatar con il tricolore. Rossi è l'orgoglio nazionale: «Fantastico per l'Italia, ci voleva». Il tutto completato dal bel secondo posto di Bastianini in Moto3.
Ma la scena è tutta per la MotoGp dove tre italiani tutti insieme sul podio non capitava dal 2006: allora c'erano Capirossi e Melandri con Rossi.
Lui c'è ancora, più di prima. Nel giorno in cui ha vinto anche la Ferrari, fonte di ispirazione anche in un tweet pre gara: «Mamma mia che Ferrari». Lui non è voluto essere da meno anche perché Rossi e la Rossa è una coppia che sta bene insieme.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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