Venezia, febbraio del 1998. La veneta Aprilia ha scelto la propria capitale per presentare la stagione. Il motomondiale è alle porte. Valentino Rossi ha appena compiuto 19 anni ed è il campione del mondo classe 125. Si aggira annoiato per gli spazi dell'Arsenale con i riccioli che svolazzano e una tartina in mano. Forse è preoccupato. A inquietarlo non è la sfida che lo attende, il debutto in 250; sono invece gli impegni e le interviste che già sa lo accompagneranno per sempre. Sorride solo quando cazzeggiando in disparte con alcuni rivela che cosa ha fatto del premio ricevuto per il mondiale: «Mi sono comprato la prima macchina... È una Honda Civic Vtec 1600 usata. E va come una scheggia...»
È passata una vita da quel Valentino. Oggi che si avvia verso i 37 anni e magari, forza, dai Vale, verso il decimo titolo, l'ex Rossifumi è un uomo che ha ancora un anno di contratto con la Yamaha e che se dovesse conquistare il titolo potrebbe mollare tutto e anche no. Perché si diverte e perché non ha fretta di programmare il futuro. L'ha già fatto.
Tra la Honda Civic usata da quel Vale e la Ferrari 458 Italia di questo Vale non ci sono infatti solo campionati e vittorie, cadute e risalite. C'è una crescita umana potente quanto quella sportiva. Ci sono gli anni bui della Ducati e il ritorno in Yamaha, ci sono gli oltre 200 milioni di guadagni in carriera e i 35 pagati per il contenzioso con il fisco del 2007. Ma c'è soprattutto il Valentino imprenditore. Benché questo interessi niente ai suoi tifosi. Non a caso, anche con le attività messe su a Tavullia, ad ogni 730 il contribuente Rossi versa in sole tasse locali un milioncino che finisce spalmato fra il suo paesino e Ancona. Anche per questo in Comune a Tavullia gli vogliono tanto bene e l'hanno inserito fra i cittadini onorari. Ci mancherebbe.
Valentino, l'altro mondiale, quello che molti grandi campioni non sono stati in grado di conquistare, l'ha già vinto da un pezzo. È il mondiale del sapersi creare un futuro che vada ben oltre le rendite milionarie e i classici investimenti immobiliari. La VR46 Racing Apparel, ad esempio. L'azienda di Rossi nata nel 2009 da una necessità diventata intuizione: quella di curarsi da sé il merchandising. Cappellini, magliette quelle cose lì e molto altro. Nel 2014 la VR46 ha fatturato oltre 12 milioni di euro. Ha sede non in qualche nazione di comodo, ma a Tavullia, in un edificio dai mille specchi che una volta ospitava un'azienda leader nell'illuminazione di spettacoli (forniva anche Sanremo) e poi uccisa dalla crisi. Dà lavoro a gente del posto, 35 dipendenti. Anche i capi sono locali. O meglio: sono gli amici di una vita del Vale. Sono l'ad Alberto Tebaldi, l'Alby accanto a Rossi fin dai primi Gp, e l'amico fraterno di sempre Alessio Salucci detto Uccio.
E la VR46 cresce. Ora non si limita più a curare il merchandising di Valentino. E tocca il cuore pensare a chi diede a Valentino l'idea di allargare gli orizzonti. Fu l'indimenticato Sic, nel 2010, quando gli chiese di produrre il suo merchandising. Via via si sono rivolti alla VR46 altri big del mondiale: da Marc Marquez, a Dani Pedrosa, a Cal Crutchlow. Dalla Yamaha stessa a Repsol e Bridgestone. Un successo fatto di colori, di stile, di qualità che ha attirato anche altri ambienti. Da tempo è cliente Tony Cairoli, pluri campione del mondo di motocross. Ma la vera conquista di altri mondi è iniziata a giugno con la Juve: accordo di 4 anni, prodotti in vendita da settembre.
Ora l'obiettivo di Rossi è il decimo mondiale. In futuro sarà un altro: conquistare con la VR46 la squadra del cuore: l'Inter.
Alby Tebaldi l'ha ribadito anche il giorno dell'accordo con la Juve: «Speriamo che lavorando bene con loro ci cerchino anche i nerazzurri». Segno del destino. Domani non si corre solo il Gp d'Australia... c'è anche Inter-Juve.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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