Russia contro Usa madre di tutte le sfide sul ghiaccio bollente

Per gli ex sovietici brucia ancora la beffa di Lake Placid '80. Contrappasso del ko americano nel basket contro l'Urss del '72

Russia contro Usa madre di tutte le sfide sul ghiaccio bollente

Dal ghiaccio al legno duro. La guerra "calda" fra Russia e Stati Uniti, due paesi con tanti fusi orari, tanto potere, molti sport da amare, campioni da celebrare, ha vissuto momenti di focosa invasione nell'hockey su ghiaccio e nel basket, in pratica due discipline dove dominavano e mai avrebbero pensato di dover lasciare titolo e gloria all'eterna avversaria. Il calendario olimpico ci ripropone, anche se siamo soltanto alle fasi di qualificazione per andare poi alle medaglie, questo scontro sul Mar Nero. Non sono loro le grandi favorite perché il Canada vuole difendere il suo titolo di Vancouver e l'ottavo oro, e la Svezia sogna il bis di Torino 2006. Resta, però, il fascino del confronto fra modi di vivere e pensare che hanno illuminato il disco su ghiaccio professionistico dopo la caduta del muro sul dilettantismo di stato quando nel 1998 furono ammesse anche le stelle dei campionati nordamericani e canadesi dove sono andati a fare dollari e conquistare gloria anche molti giocatori russi, oltre ai cecoslovacchi e agli scandinavi. Rivalità nel gioco dello sport, ma ci sono due discipline che ben più dell'atletica, la forza dei russi, la velocità degli americani, hanno fatto salire la grande febbre in questa "guerra calda", proprio negli anni dove tutto poteva far scoccare scintille per un conflitto senza speranze per l'umanità prigioniera del nucleare. Diciamo fra il 1972, Giochi di Monaco, e Olimpiade invernale del 1980 sui monti Adirondack intorno ad un lago non molto placido perché pochi mesi dopo ci fu la scelta del boicottaggio americano alla festa olimpica che Mosca. L'invasione russa in Baviera del basket, la vendetta statunitense nel regno del disco su ghiaccio, cinque titoli olimpici con in mezzo la vittoria dei ragazzi del sogno a stelle e strisce sul ghiaccio di Lake Placid nel 1980.

Nel palazzo dello sport di Monaco gli Stati Uniti campioni fin dalla prima edizione del 1936 quando il professor Naishmith, creatore del gioco, alzò la prima palla a due, si ruppe lo specchio. Un pasticcio nella finale bruttissima. Sul 50-49 per gli statunitensi di Hank Iba ci fu la baraonda. L'arbitro brasiliano Righetto stabilì che mancava soltanto un secondo dopo il tiro libero di Collins, ma l'intervento ritenuto irregolare da parte di mister Jones, il padrone del basket dilettantistco che invase arbitrariamente il campo, disse che c'erano ancora 3 secondi e in quel caos la squadra di Kondrashin organizzò la rimessa del secolo: palla da Edesko ad Alexander Belov. Canestro. Vittoria. Polemiche. Gli americani non ritirarono mai la loro medaglia d'argento. Otto anni dopo ribaltamento della storia nell'hockey perché l'Unione Sovietica che aveva in porta il mitico Tretiak, oggi presidente della federazione nazionale russa e ultimo tedoforo di Sochi, dopo aver fatto cose straordinarie contro le squadre pro' americane si trovò contro i ragazzi del Miracolo Usa sul ghiaccio, una storia da film come poi è diventata, tutti studenti di college, che interruppero la serie d'oro di chi da Innsbruck '64 era padrone di tutto. Tante cose cambiarono nei due sport dopo Monaco e Lake Placid, gli americani sbatterono ancora la faccia sull'Urss nel basket a Seul 1988, giorno in cui decisero che avrebbero sfondato con i loro professionisti o sarebbero rimasti a casa: accadde nel 1992 a Barcellona quando nacque il Dream Team. Nell'hockey ci furono altri tre ori dei sovietici, ad Albertville con la Squadra unificata dopo la caduta del muro nel 1989, ma furono gli ultimi. Le frontiere aperte, i guai dell'hockey russo dove la mafia aveva portato soldi, ma anche pallottole, gli ingaggi nelle leghe pro nordamericane concessero alla Russia soltanto un argento e un bronzo in sei edizioni, mentre gli Stati Uniti hanno perso due finali maschili a Salt Lake City 12 anni fa e a Vancouver nel 2010.

Ieri Putin ha fatto un'improvvisata a Casa America per ringraziare la delegazione Usa per l'appoggio alla candidatura di Sochi nel 2007, oggi russi e americani non hanno più grandi principi da sostenere per vincere le loro battaglie sportive, ma sarà bello vederli combattere sul ghiaccio e soltanto su quello.

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