Pier Augusto Stagi
Nel deserto vince un tipo da spiaggia, Peter Sagan. Ancora lui, ancora il prodigioso folletto slovacco. Per il secondo anno consecutivo si conferma campione del mondo, lui che è anche fresco campione d'Europa, maglia che per altro non vestirà dato che, sulle proprie spalle e per altri dodici mesi, si poterà in giro per il mondo la più preziosa e luminescente: quella arcobaleno.
Vince in volata Peter, ma la corsa è stata tutt'altro che banale e scontata. Il podio è invece semplicemente regale, con due ex campioni del mondo a fare da paggetti a questo fenomenale e scaltro ragazzo di 26 anni. Con lo slovacco il britannico Mark Cavendish e il belga Tom Boonen.
«Sono stato bravo e fortunato spiega nella calura di Doha il numero uno del ciclismo mondiale -. Sono stato l'ultimo a riuscire ad entrare nel ventaglio decisivo, e mi è andata benissimo nella volata finale perché Nizzolo, con molta correttezza, non mi ha chiuso alle transenne, così sono riuscito a passare e ho vinto alla grande».
È serafico come pochi, Peter Sagan. A vederlo vagare per il paddock delle premiazioni sembra essere in un altro mondo: tra il divertito e il sognante. Sembra quasi estraniato. Eppure c'è eccome, come sempre. Più di sempre. Lui con quel suo volto da bimbo sempre pronto a portarti via il barattolo della cioccolata, si porta a casa un altro mondiale: il più annunciato. Il più meritato e indiscutibile. È stato di gran lunga il numero uno in questa lunga e logorante stagione. Ha vinto tanto e bene, nell'arco di tutta l'annata. Quest'anno è stato semplicemente dirompente, alla faccia di chi sostiene che la maglia iridata porti male. Lui la porta bene e la mostra al mondo. Fa suo il Fiandre, la Gand-Wevelgem, oltre a tre tappe e la quinta maglia verde consecutiva della classifica a punti al Tour de France. Con quella di ieri sono 14 le vittorie, che gli valgono il primo posto nella classifica di World Tour, il titolo europeo e mondiale. C'è altro da dire?
Ci sarebbe da raccontare la volata finale. Sulla destra parte a 200 metri il nostro Giacomo Nizzolo, sulla sinistra ci prova Cavendish. Ma è dalla ruota del brianzolo che Sagan trova un varco: tra il nostro azzurro e le transenne. Gli ultimi 100 metri per Sagan sono un assolo trionfale. Un saggio di potenza e abilità, lucidità e tecnica. Undicesimo Guarnieri, che aveva apparecchiato la tavola a Nizzolo come meglio non avrebbe potuto.
La corsa, come era facilmente prevedibile, cambia nel deserto: all'inversione di marcia, da nord verso sud, quando al traguardo mancano ancora 175 km e il vento soffia forte da sinistra. In avanscoperta ci sono sette corridori (vantaggio massimo 11'36"), Nel gruppo i primi ad accendere le polveri sono i britannici poi spalleggiati dai belgi che cercano il ventaglio. Il gruppo esplode e si formano almeno cinque gruppetti. Boonen, Van Avermaet e quattro compagni di squadra sono nel gruppo di testa, con i nostri Viviani, Nizzolo, Bennati e Guarnieri. Con loro Sagan, Cavendish, Kristoff, Matthews, Terpstra. Tagliati fuori i tedeschi Greipel, Kittel e Degenkolb, così come i francesi Demare e Bouhanni. Anche il giovane colombiano Fernando Gaviria, a causa di una caduta, deve alzare bandiera bianca.
Dopo il tratto in linea, nel deserto, sul circuito di Doha ci arrivano in 27. Sono questi che alla fine si giocheranno la volata per il titolo. Ed è tra questi che spicca il volo, con quel suo faccino da inguaribile guastafeste, Peter Sagan.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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