Il salto triplo della Quaglia E la Juve scopre il top player

Il salto triplo della Quaglia E la Juve scopre il top player

Il primo salto triplo della “Quaglia” è una molla per la Juventus che si mette alle spalle la lezione dell'Inter e si ritrova alla vigilia di un ciclo terribile che deciderà la sua stagione, almeno quella europea. Lazio-Chelsea-Milan, dette così tutte d'un fiato, in una settimana. Primo vero crocevia dei campioni d'Italia che l'affrontano con ritrovata fiducia e con un ritrovato Fabio Quagliarella. L'attaccante napoletano contro il Pescara ha realizzato la sua prima tripletta in serie A in una prestazione assoluta in cui ha esibito tutto il suo repertorio: acrobazia, colpo di tacco, tiro e assist.
Tanto spettacolare in campo (è l'uomo dei gol impossibili), quanto semplice nelle parole. A caldo la dedica per la mamma in ospedale, il giorno dopo il più classico dei cinguettii: «Serata indimenticabile. Grazie a tutti». L'attaccante bianconero con la prestazione di sabato sera ha dato un'altra spallata alle consolidate gerarchie di Antonio Conte. Giovinco e Vucinic sono i titolari, ma ora c'è un Quagliarella che sta andando forte. Leggere i numeri per credere. Sei gol in campionato in meno di quattrocento minuti giocati, 394 per l'esattezza. La media si abbassa ancora se si aggiunge la Champions: due centri in meno di ottanta minuti, senza mai partire titolare.
È capocannoniere stagionale insieme a Vidal. Eppure si continua a invocare il top player per l'attacco della Juventus. Fernando Llorente è il nome più gettonato per gennaio, servono cinque milioni per averlo subito, oppure si aspetterà giugno per ingaggiarlo a parametro zero. L'attaccante dell'Athletic Bilbao risponde al diktat di Conte che vuole un ariete che sappia anche giocare con i piedi. Per ora gli hanno dato Bendtner. Marotta e Paratici devono rimediare e pensano al basco come regalo riparatore.
Intanto però c'è Quagliarella. Viaggia forte in questo inizio stagione come al primo anno in bianconero: sei gol dopo dodici giornate. Allora era titolare con Delneri. Poi il brutto infortunio al ginocchio destro il giorno della Befana del 2011 e il naufragio della Juve. La ripresa è stata dura, nella squadra campione d'Italia ha fatto fatica a trovare posto. Lo scorso aprile è arrivato comunque il rinnovo del contratto fino al 2015, conferma della stima di Conte. Ma la storia sembrava ripetersi in questo primo scorcio di stagione. Tanta panchina, poche volte titolare e addirittura una tribuna in Champions in casa del Nordsjaelland. Per i più maliziosi la punizione per un'intervista: «Mi piacerebbe giocare con Zeman».
Non è un top player, ma sicuramente è uno che sa stare sui grandi palcoscenici. L'ha già dimostrato. Recentemente nella notte di Londra contro il Chelsea: entra nella ripresa, pareggia e per un soffio non regala l'impresa alla Juve contro gli avversari di Champions (ieri i Blues, che saranno a Torino il 20, hanno pareggiato 1-1 con il Liverpool e Terry è uscito in barella). E più indietro nel tempo al mondiale di Sudafrica 2010: contro la Slovacchia da solo sfiorò il miracolo di salvare la disastrosa spedizione di Lippi. Al ct venne imputato l'errore di aver utilizzato poco Quagliarella, che ora sta convincendo Conte a non rifare lo stesso errore.

«Giovinco e Vucinic i titolari? Domanda di riserva», con un sorriso che significa tutto e l'aggiunta di un laconico «rispetto all'anno scorso gioco di più». L'impressione è che di questo passo la Juventus difficilmente potrà fare a meno di lui. Non è un top player, ma ci assomiglia molto.

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