«Meglio non fidarsi del corriere...». Così le 40 chiavette Usb con i documenti riguardanti la candidatura olimpica di Milano e Cortina per l'edizione 2026 sono arrivate in treno a Losanna e da ieri mattina sono sul tavolo del Cio e del presidente Bach. Una candidatura sui generis (nel masterplan ci sono «sconfinamenti» delle sedi di gara in Trentino e Alto Adige) ma oggettivamente forte perchè - al momento - conta sulle garanzie economiche delle regioni Lombardia e Veneto e sul via libera formale del Governo, al quale spetteranno le garanzie in primis su sicurezza e trasporti. Di fatto il progetto italiano è già un passo avanti rispetto all'unica rivale, ovvero Stoccolma, che ha presentato la lettera di intenti delle tre regioni coinvolte (nel progetto anche Aare e «sconfinamenti» in Lettonia) ma ha ricevuto una dilazione di tempi dal Cio in attesa di novità sulla formazione del nuovo governo svedese e vive l'incognita della contrarietà al dossier del comune.
«La partita è apertissima, c'è ancora da pedalare, servono 44 voti su 87, ma abbiamo fatto bene i compiti, anche se come nella migliore tradizione italiana siamo arrivati quasi all'ultimo secondo», così ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò a Radio Capital. Da quando il Cio aveva dato l'ok alla candidatura l'8 ottobre scorso, il lavoro della «squadra» che si occupa del dossier olimpico è stato continuo. Nemmeno il tempo di presentare i documenti al Cio che la delegazione italiana, guidata da Diana Bianchedi e Antonio Rossi, si è recata a Salisburgo per parlare della candidatura al presidente internazionale del bob. Il primo di una serie di appuntamenti europei e mondiali che faranno da vetrina al progetto italiano: se teoricamente la scelta dovrebbe basarsi sul programma e gli aspetti tecnici, in realtà conteranno altre dinamiche, dal lavoro politico a quello relazionale e di «lobby». La sfida interna è ora trasformare la distanza Milano-Cortina in una risorsa: nel suggestivo percorso tra Mantova, il Lago d'Iseo e i comuni dolomitici ci saranno eventi e iniziative per creare una vera strada olimpica. In più tre macchine «brandizzate» con altrettanti testimonial che gireranno nei territori e incontreranno le scuole. Infine progetti particolari anche durante il Giro d'Italia di ciclismo che si concluderà a Verona.
Il masterplan italiano prevede tre villaggi olimpici (Milano, Cortina e Livigno), la cerimonia inaugurale a San Siro e quella di chiusura all'Arena di Verona (un'ipotesi che dovrà ricevere l'ok del Cio per la scarsa capienza), sci maschile a Bormio, sci femminile a Cortina come il bob, hockey, short track e pattinaggio artistico nel nuovo Palaitalia da costruire in zona Santa Giulia a Milano, gare in Trentino tra Predazzo, Val di Fiemme, Tesero e Baselga di Pinè per sci nordico e salto, e in Alto Adige (ad Anterselva) per il biathlon.
«Quelli di Milano-Cortina e Stoccolma-Aare sono dossier innovativi, sostenibili e low cost - così il presidente della Commissione di valutazione del Cio, il romeno Octavian Morariu -. Le due candidature utilizzeranno l'80 per cento delle strutture esistenti o temporanee, rispetto al 60 di quelle precedenti, e i costi operativi iniziali (circa 400 milioni di dollari) sono in media del 20 per cento più basse rispetto alle edizioni asiatiche 2018 e 2022».
La delegazione del Cio sarà a metà marzo in Svezia e dal 2 al 6 aprile a Milano e Cortina, entro il 12 aprile servirà presentare un altro faldone di garanzie, dal 5 al 10 maggio a Gold Coast presentazione davanti ai comitati olimpici mondiali, il 24 giugno la decisione finale a Losanna. Il conto alla rovescia verso il sogno a 5 cerchi è iniziato.
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