Lacrime, sangue e medaglia d'argento vivo. Sembra un capitolo di Pattini d'argento la nuova impresa di Carolina Kostner che si è laureata vicecampionessa mondiale nella notte italiana, sulla pista canadese di London, agguantando la sua quinta volta iridata, non solo alzando il livello di trottole e passi, ma inserendo anche una difficoltà non richiesta nel suo esercizio: l'epistassi, più comunemente detta sangue da naso.
Mai Ravel fu più insanguinato, mai questo Bolero, con cui Carolina ha deciso di costruire il successo della sua dodicesima stagione da atleta, è stato più passionale e vivido. Le lame dei pattini, si sa, sono taglienti. Nessuno pensava fino a questo punto, però: e infatti la diagnosi dell'improvvisa emorragia non parla né di incidente sul campo né di nuovo miracolo popolare. Lei, pur bella come una Madonna, ai fenomeni ultraterreni preferisce la concretezza di un programma che può ancora valere una medaglia pur al cospetto di sua maestà Yu Na Kim, la dea coreana delle due lame, al rientro in gara dopo dieci mesi di stop. La coreana ha scelto il «Bacio del vampiro», Carolina «Il trillo del diavolo» come programma corto. L'una precede l'altra, ma confermare la posizione può non essere facile. A questo pensa Carolina sistemando il suo costume di nere trasparenza e schiena nuda, mentre esegue alcuni giri di riscaldamento. L'aria è secca al Budwieser Garden di London, terra di industrie belliche prima che la nascita di Justin Bieber, cancellasse ogni altra eccellenza del luogo.
Un diverso Tamigi attraversa questa città dell'Ontario, ma l'umidità della Londra europea è tutta altra cosa. Ecco allora che Carolina molla all'improvviso il riscaldamento e si avvicina alla balaustra per tamponarsi il naso. Ma il tempo non c'è perché il do maggiore del flauto iniziale ormai sta per dare inizio a questa danza rituale che è Bolero e che per la Kostner si trasforma in un'ordalia rosso sangue. «Vedevo sangue dappertutto», confessa l'atleta delle Fiamme azzurre. Eppure le prime sequenze di salti volano perfette come il triplo lutz iniziale. Poi «Ho avuto vergogna e paura di sporcarmi», confessa la campionessa semplice che, in un paio di occasioni, si è portata istintivamente la mano al naso. Ma Caro vola verso un nuovo successo e non importa la caduta sul salchow conclusivo. Yu Na Kim bacia e vampirizza l'oro ma Carolina difende il suo secondo posto e centra la medaglia d'argento, migliorando i suoi personal best e anche il punteggio ottenuto con la vittoria all'Europeo di Zagabria, lo scorso gennaio.
Altissimo il punteggio artistico, e un bel 10 netto nei components. Così la pattinatrice secchiona plana verso una nuova stagione lasciandosi alle spalle un periodo davvero insanguinato di lacrime e polemiche. Il suo fidanzato Alex Schwazer non è in Canada: è rimasto ad Innsbruck piegato sui libri. Gli angeli di Caro in trasferta sono ancora una volta mamma e zia oltre ad un pupazzetto che l'accompagna sempre al corner in attesa delle votazioni.
Accanto a lei anche coach Michael Huth e, per una volta tanto, a bordo pista anche l'idolo di casa, la coreografa Lori Nichols di solito avara di endorsement tanto plateali. Se Carolina temeva la pista più stretta, cucita sulle esigenze dell'Nhl e non del pattinaggio di figura ma questo risultato, ottenuto davanti ad un'altra grandissima, la giapponese Mao Asada, terza a London e sicura avversaria alle prossime olimpiadi di Sochi, è la migliore delle cure.
Lacrime e sangue. Già. E nessuno dei due per Carolina è ormai un problema.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.