"Dopo Sanremo provo il Fiandre ma nel mirino ho Tour e Mondiale"

Il siciliano domani affronterà per la prima volta la classica belga, anche contro il parere dei suoi tecnici: «Certo, le mie corse sono altre...»

"Dopo Sanremo provo il Fiandre ma nel mirino ho Tour e Mondiale"

Sarà il ballo del debuttante, anche perché sui muri delle Fiandre si balla, eccome. Il debuttante è Vincenzo Nibali, 33 anni, recente trionfatore della Sanremo, grande attrazione della Ronde van Vlaanderen, in programma domani, dì di Pasqua. Da Anversa a Oudenaarde: un viaggio lungo 264,7 km, infarcito di 18 muri in pavé. Una sfida che il fuoriclasse siciliano, numero due del ciclismo mondiale (secondo alla spalle di Chris Froome), ha accettato di affrontare per la prima volta in carriera. Il perché, lo spiega direttamente lui.

«È una corsa che ho sempre seguito fin da ragazzino, e almeno una volta nella vita mi piace poter correre. Non so cosa mi aspetta, ma mi accosto a questo appuntamento in punta di piedi, con curiosità e rispetto. Amo mettermi in discussione e provare a capire i miei limiti, spostare un po' più in là l'asticella, e capire dove posso collocarmi anche in questo tipo di gare».

È vero che il suo staff non era troppo d'accordo con la sua partecipazione?

«È chiaro che le mie corse sono altre. La Liegi, ad esempio, è certamente più alla mia portata (arrivò secondo nel 2012, ndr). Ma tutto serve».

Quest'anno gli obiettivi sono tanti...

«Beh, ormai non è più un mistero: vorrei correre un grande Tour, essere competitivo nella corsa più importante del mondo, che ho vinto nel 2014. E poi c'è l'appuntamento iridato di Innsbruck, un percorso che sono andato a visionare venerdì scorso con il Ct Cassani, il mio compagno di squadra Franco Pellizotti, e un probabile azzurro come Alessandro De Marchi».

Che idea si è fatto?

«Non ho mai visto un tracciato così duro per un campionato del mondo. Il dislivello complessivo arriva ai 5000 metri, e vi posso assicurare che su un percorso del genere sarà anche difficile alimentarsi perché non ci sono momenti morti: si è sempre sotto pressione. È un percorso degno di un tappone alpino, davvero molto duro. Talmente duro da rendere difficile anche il lavoro di squadra: per far bene qui servirà solo una grandissima condizione. La tattica è assolutamente secondaria, la selezione sarà naturale: chi ne ha, va».

Facciamo un passo indietro: ha metabolizzato la vittoria della Sanremo?

«Assolutamente sì, me la sono anche rivista in tivù più volte: ho fatto davvero una grande cosa. Più bella anche perché insperata».

Che cosa ha fatto in questo periodo?

«Mi sono allenato, sono andato a visionare il circuito dei mondiali, e ho partecipato a qualche evento: sempre con mia moglie Rachele e la nostra piccola Emma Vittoria. La famiglia per me è troppo importante».

Torniamo al Fiandre: contento se...

«So che il solo prendere i muri davanti, nelle migliori posizioni, sarebbe già un successo. Io mi accosto a questa corsa in punta di piedi, con grande umiltà: non sono qui per spaccare il mondo. Magari prendo schiaffoni... In ogni caso sarei contento di arrivare in fondo nel migliore dei modi. La mia Bahrain-Merida, che punta ai grandi giri, mi darà una mano importante, ma come già avvenuto alla Sanremo, sono pronto anch'io a mettermi a disposizione della squadra. Colbrelli, Haussler e anche il giovane spagnolo Cortina, sono tutti elementi che possono fare molto bene. Siamo davvero un bellissimo gruppo. Affiatato e forte: ci divertiremo».

Chi sarà il faro della corsa?

«Peter (Sagan, ndr),indubbiamente, in queste corse va fortissimo. Domenica ha vinto per la terza volta la Gand-Wevelgem, il Fiandre è già stato suo due anni fa: penso che sia l'uomo da battere: ha estro e forza. Assieme a lui i soliti noti: Van Avermaet, Benoot, Vanmarcke, Stuyven, Kwiatkowski, Gilbert, Terpstra, ma anche Van Aert... Però penso che possano andare molto forte anche i nostri Gianni Moscon e Matteo Trentin: non saranno comparse».

Se scatta Sagan, lei che fa?

«Intanto spero di essere con lui nel momento clou della corsa. E se sarà così, ci penserò: sapete che io mi affido molto all'istinto».

Proprio come Sagan, il suo amico.

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