Il Napoli non ha passato la nottata. Due partite, un punto, cinque gol incassati, troppi, il segnale di un crollo, di un cedimento non soltanto psicologico. E poi, attorno alla squadra e all'allenatore, lamenti e strilli, da De Magistris all'ultima protesta del team manager che cerca l'applauso con la lacrima: «meglio perdere che vincere con slealtà». Quale slealtà? Quella di aver festeggiato la vittoria di Torino, contro la Juventus, come se fosse stato conquistato lo scudetto? O quella del presidente De Laurentiis che ha rimproverato Sarri per aver trascurato le coppe internazionali? Il Napoli ha pensato soltanto allo scudetto, questo è vero, intuendo che la Juventus, quella di quest'anno, sarebbe stata più vulnerabile. Sta di fatto che a oggi la Juventus ha 91 punti, gli stessi dello scorso campionato, ma a fine torneo. Infatti c'è stato il campo, la pratica, il risultato, i gol, al di là dell'estetica che non sempre fa vincere.
Il Napoli si arrende a se stesso e non allo strapotere juventino. Se avesse vinto le due partite, contro la Fiorentina e il Torino, oggi sarebbe a 1 punto dai bianconeri che, alla vigilia del doppio impegno all'Olimpico, prima la finale di coppa Italia contro il Milan, poi, la Roma, sentirebbero la pressione della squadra azzurra, non disponendo di tutte le energie fisiche necessarie. E invece è accaduto l'imprevisto, facendo saltare i facili pronostici da calendario. L'alibi della vittoria pilotata della Juventus sull'Inter, per merito di Orsato, regge lo spazio di qualche tweet e di alcuni talk show da balera e può accontentare la pancia degli ultras: ricordo che con Orsato in campo, l'Inter in dieci contro undici stava vincendo 2 a 1 a quattro minuti dal termine. Se non fosse stata sfortunata nell'autogol e nell'errata posizione della difesa sulla giocata Dybala-Higuain, gli arruffapopolo del dopo, specie tra i giornalisti, più faziosi dei curvaioli, sarebbero rimasti a riposo, abbuffati di babà. Il Napoli non merita di respirare quest'aria mefitica. Ha sbagliato Sarri a tagliarsi fuori dalla Champions e dall'Europa league, tornei che sarebbero serviti ad aggiungere esperienza e completare la maturità di un gruppo acerbo, anche se celebrato dal bel gioco. E' stato un limite professionale del tecnico toscano che, sicuramente, deve aver capito la lezione.
Le parole acide del presidente hanno aggiunto veleno, il popolo si è schierato a fianco dell'allenatore e contro De Laurentiis, dimenticando che senza l'intervento, alcuni anni fa, del massimo dirigente, il Napoli sarebbe ancora con i conti in disordine, galleggiando in zona anonima. Resta da capire che cosa intenda fare adesso proprio il presidente. Sarri ha lanciato il messaggio ambiguo: «se intende vendere cinque o sei giocatori, allora il nostro ciclo è finito». Non credo che si arrivi a tanto ma è vero che il rapporto di fiducia si sia incrinato e che Sarri potrebbe chiudere la valigia, ringraziare e essere ringraziato. Voci maligne e cialtronesche insinuano che addirittura la Juventus potrebbe pagare la clausola rescissoria, secondo colpo al fegato dopo quello di Higuain, ma siamo in pieno festival circense.
Sarri merita un posto nella storia del Napoli, così come De Laurentiis, così come il gruppo dei calciatori che non si sono mai mascherati dietro polemiche volgari.Il resto, i comunicati del team manager, i comizi del sindaco, varie ed eventuali, appartengono alla peggiore sceneggiata partenopea che questa squadra e questo club non meritano.
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