
L'esordio di Maurizio Sarri al San Paolo in una sfida di Champions League sarà l'occasione per seppellire l'ascia di guerra con De Laurentiis. Lo aveva già fatto dopo la sfida vinta con il Chievo, dicendo che chiarirà tutto con il patron non appena tornerà in Italia.
E lo faranno, in parte, anche i tifosi: pur non raggiungendo i numeri di altri debutti europei (il record dei vernissage a Fuorigrotta sono i 56mila della gara con il Borussia Dortmund, quello assoluto i 60mila sulle tribune per vedere gli azzurri contro il Bayern), stasera ci sarà il record stagionale di presenze con 38mila tagliandi venduti. Da tempo, complice il caro biglietti (una ricerca dell'agenzia Spreadex colloca il Napoli al sesto posto in A) e la disaffezione a frequentare uno stadio vecchio e scomodo, il Napoli non ha la cornice di pubblico che meriterebbe. «Se lo stadio fosse pieno, sarebbe benzina... Ma i nostri tifosi ci hanno sempre aiutato e lo faranno anche stavolta», sottolinea Sarri.
Eppure la Champions esercita sempre il suo fascino. Anche su un tipo non avvezzo alle emozioni e all'apparenza freddo come il tecnico di Bagnoli. «Mi arrapo per un'amichevole, figuriamoci per una sfida come questa - così Sarri -. Vediamo se anche contro una squadra di livello qual è il Benfica, quarta testa di serie della Champions, riusciremo a imporre il nostro gioco per lunghi tratti come facciamo in campionato. Dove, almeno sulla carta, la Juve è palesemente favorita».
In effetti l'inizio stagionale del Napoli è stato molto positivo: gruppo in crescita continua, bel gioco, solo qualche passaggio a vuoto. E un debutto europeo che, risultato a parte, non aveva illuminato gli occhi. Anche se la vittoria di Kiev, unita a un eventuale bis stasera, spianerebbe già la strada ai partenopei verso la fase a eliminazione diretta. Con il ritorno della Champions, tornano anche le chiare gerarchie di Sarri nelle scelte: in campo i titolarissimi, con Mertens elemento essenziale per Sarri che farà riaccomodare in panchina Insigne e il Milik già decisivo nella trasferta ucraina con una delle sue tre doppiette già segnate in maglia azzurra. I portoghesi, intesi come Nazionale, gli hanno riservato la seconda delusione della scorsa stagione (l'eliminazione dall'Europeo dopo il titolo perso all'ultima giornata con l'Ajax). Fuori gli altri, compresi i cinque nuovi acquisti finora trascurati, ma che «torneranno comodo quando faremo più allenamenti».
Il Benfica che ha in porta l'ex interista Julio Cesar e che arriverà nel fortino napoletano del San Paolo (il precedente otto anni fa in Coppa Uefa, fu 3-2 per i partenopei che tra Coppa dei Campioni e Champions vantano il campo inviolato, 7 vittorie e 4 pareggi) non perde fuori casa da nove mesi, anche se il tecnico Rui Vitoria dovrà fare a meno di quattro titolari. «Sono una squadra forte, non li ho mai visti in grande affanno, hanno tecnica e buona gestione della palla oltre che un'ottima organizzazione - dice ancora Sarri sugli avversari -. L'anno scorso il Benfica è stato eliminato facendo tremare il Bayern. Dobbiamo andare in campo e fare il meglio possibile. Mi auguro di mostrare una crescita della squadra ora che il livello è più elevato. Dal punto di vista della mentalità, abbiamo margini di miglioramento enormi, specie nella lettura di alcuni momenti della gara».
L'ultima volta al San Paolo in Champions fu l'11 dicembre 2013 contro l'Arsenal, un 2-0 che non bastò per
la qualificazione agli ottavi. Sarri firmerebbe per un risultato del genere così come i 35mila che hanno deciso la tregua con De Laurentiis. In un momento così importante e positivo, tutti devono remare dalla stessa parte.