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Sarri tra match ball, braccino e "il campionato più difficile della storia"

Così il tecnico Juve nel mirino di tifosi e critica. Per lo scudetto servono tre punti con la Samp

Sarri tra  match ball,  braccino e "il campionato più difficile della storia"

Immaginare che alla Juve ormai ex Signora Omicidi - tremino le gambe è forse un po' troppo. Però il ruolino di marcia delle ultime uscite bianconere è lì che parla. E, per quanto lo scudetto sia davvero dietro l'angolo, non comunica nulla di rassicurante: cinque punti nelle ultime cinque uscite, in occasione delle quali la squadra ha subito dodici reti, 18 punti buttati via da situazioni di vantaggio, 38 gol subiti in 35 partite e, insomma, una fase difensiva scricchiolante a essere gentili.

Con, di contorno ma nemmeno troppo, una salute psicofisica tutta da decifrare: in tempi recenti Bonucci e compagni non hanno mai faticato tanto per confermarsi campioni e una certa ansia da prestazione è risultata evidente durante gli ultimi impegni. Che poi questo porti, stasera contro una Sampdoria ormai tranquilla, a uno psicodramma collettivo pare ipotesi poco praticabile.

Resta il fatto che, non volendo badare alla concorrenza (che avrà già giocato), agli uomini di Sarri servirà una vittoria per festeggiare il tricolore con due giornate di anticipo mettendosi così l'animo in pace: nel caso, sarà un campionato vinto senza entusiasmare e con un po' di fiatone, ma negli annali rimarrà scritto il nome Juventus anche in relazione allo scudetto 2019/20 e tanto basterà. Almeno per adesso: se poi il 7 agosto, nel ritorno degli ottavi di Champions contro il Lione (1-0 per i francesi all'andata), si registrerà il patatrac, tutto potrebbe davvero accadere terminando a quel punto l'avventura europea senza potersi nemmeno gustare i quarti in gara secca contro la vincente di Manchester City-Real Madrid.

Nel frattempo, Sarri predica calma: «Abbiamo tempo fino al 2 agosto per arrivare all'obiettivo. Quella contro la Samp è una possibilità da cogliere: come ho già detto, andarci vicino conta zero. Alla squadra do un buon voto per quanto fatto finora: stiamo giocando il campionato più difficile della storia del calcio italiano, ci sono difficoltà enormi per tutte le squadre. Poi, come sempre, i margini di miglioramento non mancano».

Da mettere in pratica soprattutto in ottica Champions, pare ovvio: «Dobbiamo avere equilibrio e leggere quanto propone il campo nel modo giusto: a volte la situazione ti invita ad andare in avanti, altre bisogna attendere gli avversari. Possiamo e dobbiamo essere più solidi, tenendo la testa libera: a Udine, allungandoci nel finale, abbiamo fatto un errore di voglia, non di mancanza di voglia».

A dirla tutta, un errore che difficilmente avrebbe commesso la Juve di Allegri, quasi sempre molto quadrata ed equilibrata. Gira e rigira, comunque, lo scudetto è ancora una volta dietro l'angolo e la nobiltate bianconera si valuterà dal cammino europeo: «Io alla Champions non penso ancora ribadisce Sarri - È una competizione affascinante, ma secondo me una squadra si valuta dal campionato che fa: è quella la competizione più indicativa».

Ed è lì che in effetti si concentrano le critiche: cinque sconfitte la Juve non le registrava infatti dal 2013 quando comunque, con Conte in panchina, vinse ugualmente lo scudetto.

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