Sassari lascia la stagione del basket stringendo pochissime mosche e tante mani della sua gente che non ha comunque dimenticato il capolavoro del 2015 anche se dei campioni erano rimasti soltanto Logan e gli italiani Brian Sacchetti, Formenti e Devecchi.
Quello che poteva essere il Leicester del nostro basket, anche se l'anno scorso, quando vinse tutto in Italia non è mai stato dato cinquemila a uno, esce di scena eliminato nei quarti in tre partite da Reggio Emilia, la rivale battuta in finale per il primo scudetto della Sardegna. Stagione buttata in Italia e prima ancora in Europa dove è stata solo comparsa, anche peggio di Milano, prima cacciando Sacchetti che le aveva dato vittorie, un marchio, poi il suo sostituto Calvani che non poteva risolvere problemi nati in estate quando la nuova squadra, saccheggiata da società più ricche, era nata settimina. Per chiudere il presidente Sardara si è affidato al manager Pasquini che quella squadra aveva costruito, certo insieme a lui e al Meo che adesso ha firmato per Brindisi. Qualche sussulto.
Un finale senza scuse, strabattuti da Reggio Emilia che ancora non ha trovato il miglior Lavrinovic e forse anche il miglior Kaukenas, ma sta facendo cose importanti con tre italiani in evidenza: Polonara, espulso in gara tre a Sassari, Della Valle e de Nicolao, tutti nella lista azzurra di Messina per il prossimo preolimpico.Per i finalisti dell'anno scorso ora l'ostacolo più alto è Avellino che Pino Sacripanti ha portato al massimo dei giri. I lupi hanno sbranato, sempre 3-0, Pistoia che Vincenzo Esposito ha comunque pilotato davvero bene.
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