L'attesa cresce, il momento della verità è ormai vicinissimo. Lunedì 24 si saprà quale sarà il Paese che ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026. È un testa a testa tra Milano-Cortina e Stoccolma-Are in cui, al netto della scaramanzia, siamo nettamente favoriti. Ma nulla è ancora deciso e regna la prudenza. Le diplomazie sportive, e non, sono al lavoro da mesi per raggranellare i voti necessari per vincere la volata finale. Perché se è vero che si tratta della massima espressione dello sport, è altrettanto vero che si tratta di un business di primissimo livello. Il giro di affari stimato è di almeno 2 miliardi di euro ma c'è chi ipotizza che tra finanziamenti, indotto e ospitalità si possa arrivare a 5 con la creazione di 41mila posti di lavoro e la presenza di oltre 30mila volontari. L'importante è partecipare? Mica tanto.
È chiaro a tutti quali siano le basi per scegliere una località piuttosto che un'altra, con i piani dei due Paesi che sono stati presentati e vivisezionati da un'apposita commissione. Si va dall'impiantistica sportiva, alla logistica dei trasporti fino all'accoglienza. Oltre, ovviamente, ai buoni uffici della politica. E anche dopo i memorandum siamo in vantaggio perché la proposta di Milano-Cortina è stata molto più apprezzata dal comitato olimpico. Quello che invece è molto meno chiaro è chi siano gli uomini e le donne chiamati a prendere la decisione finale. Sono 95 i membri del Cio cui per il voto vanno sottratti i tre membri italiani (Malagò, Carraro e Ferriani), i due svedesi, il presidente del Cio e tre membri sospesi. Ma gli 86 rimanenti, saranno alla fine 83 perché sono arrivati i forfait del Granduca di Lussemburgo Henry, del principe ereditario del Bhutan Jigyel Uguen Wangchuck e della tiratrice slovacca Danka Bartekova che portano quindi il quorum necessario a 42 voti. Ma che c'azzeccano principi ereditari, granduchi e atleti in attività? Ci azzeccano eccome. Perché il mondo dei membri del Cio è alquanto variegato e composto da nobili, politici, atleti ed ex atleti, banchieri ma anche registi e uomini di spettacolo che arrivano da ogni angolo del mondo. 12 africani, 17 americani, 15 asiatici, 6 dell'Oceania e 33 europei, la pattuglia più numerosa.
Partiamo dal fronte che più preoccupa l'Italia, ovvero quello delle teste coronate. La Svezia infatti schiera in prima fila la principessa Vittoria che, naturalmente, farà proseliti tra chi ha sangue blu come lei. Per esempio: difficile immaginare che la principessa Anna di Inghilterra, cugina di Vittoria, non voterà per la real parente. Gli altri nobili al tavolo sono il principe Alberto di Monaco, già visto in pista nel bob ai Giochi, la principessa Nora di Liechstenstein, l'emiro del Qatar Tamim Bin Amad Al Thani, il principe Frederik di Danimarca e il principe Feisal al Hussein di Giordania. Ma ci sono anche ex politici di primo livello come l'ex presidente dell'Ungheria Pál Schmitt. Ovviamente non mancano gli sportivi, con ben 15 presidenti delle federazioni internazionali tra cui canottaggio, canoa, tiro con l'arco, lotta, badminton e hockey su ghiaccio. Ci sono anche campioni nella mente di tutti come gli ucraini Sergej Bubka e Yelena Isinbayeva che hanno scritto la storia del salto con l'asta e hanno importanti ruoli federali, la campionessa di nuoto e ministro dello sport dello Zimbabwe Kirsty Coventry e il maratoneta kenyano Paul Tergat. E fin qui, nulla da dire. Ci sono poi anche personaggi che con lo sport hanno poco o nulla a che fare come il regista sudafricano Anant Singh, noto per aver realizzato un film-documentario sulla vita di Nelson Mandela e considerato il Fellini del Sudafrica. Per l'India, voterà Nita Ambani, la donna più ricca del subcontinente con un patrimonio stimato di circa 50 miliardi di dollari, sposata con Mukesh Ambani, tra le altre cose boss della Cnn. Le Filippine schierano Mikaela Cojuangco Jaworski, star del mondo equestre ma famosa nel suo paese soprattutto perché presentatrice di numerosi show televisivi di successo. Per il Burundi c'è invece Lydia Nsekera, dirigente calcistica protetta dell'ex capo del calcio mondiale Blatter. Ci sono anche la signora Auvita Lapilla di Papua Nuova Guinea e la signora Baklai Temengil Paddler della Repubblica di Palau (21mila in mezzo all'Oceano Pacifico), ex capitana della Nazionale di basket. Vota anche Samira Asghari dall'Afghanistan, portiere di calcio e capitano della Nazionale di basket e attivista per i diritti umani, la più giovane al consesso con i suoi 24 anni.
Chissà che alla fine, tra impianti sportivi e dossier dettagliati, pacchetti di voti portati in dote da questo e quel personaggio, e un lavoro di diplomazia incessante per convincere i delegati, la differenza
alla fine non la facciano proprio motivi che con lo sport in sé hanno poco a che fare. Andate a chiedere alle signore se preferiscono passeggiare per le opulente vie di Cortina o tra le fredde e spoglie vetrine di Are...
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