Ci si chiedeva quando il Bologna avrebbe superato la metà campo. Con la palla, naturalmente, perché allora sarebbero capaci tutti.
E una certezza si è subito fatta largo: appena la Juve segna, la partita finisce lì. Come mettere una cavia nella teca di un black mamba, appena gli viene appetito la vita all'interno si dimezza. Quindi tutti a fare il tifo per il Bologna per vedere giocare a calcio il più possibile. È una delle spiegazioni sulla disaffezione galoppante nei suoi confronti di cui si lamenta la Signora.
È partita subito forte e Cherubin, Antonsson e Sorensen hanno chiesto immediatamente rinforzi, erano attaccati al centro, sulle fasce, dall'alto e con triangolazioni strette a filo d'erba. Non era semplice reggere l'urto e a palla conquistata al massimo due tocchi dei compagni per riprendere un minimo di fiato, poi nuovamente Giaccherini o Isla a spingere. Un quarto d'ora così fino al gol di Pogba, non convalidato perché l'ex United si era palesemente aiutato con una spinta prima di metterla di testa in area. Nessuna protesta.
Un minuto e ancora Pogba al centro dell'offensiva, destro morbido da venti metri, palla che si alza e gira, Agliardi si allunga sulla sua destra ma non ci arriva, mentre scende vede il palo respingere il tiro e l'impatto con il terreno gli è sembrato quasi più morbido. Ma il Bologna stava facendo una fatica del diavolo a venir fuori, senza Diamanti, uno dei pochi in serie A capace di saltare l'uomo con il dribbling stretto e in velocità. Le possibilità di combinare qualcosa erano ridotte all'osso. Gabbiadini andrebbe anche in gol nell'unica occasione che gli capita, ma approfitta di una manata di Gilardino in faccia a Barzagli, e tutto finisce lì. Tanta Juve, al 21' Pirlo calcia una punizione destinata al sette deviata dall'ultimo uomo in barriera in angolo. Al 26' Bonucci colpisce in elevazione e Motta con la punta della scarpa sulla riga di porta, respinge. Allora cambio: la Juve decide di lasciare il possesso palla al Bologna, anzi arretra e lo obbliga a farlo quaranta metri lontano dalla porta di Agliardi. Adesso c'è spazio, Bendtner calcia una stecca impressionante ma è centrale, Pogba sale almeno dieci centimetri più alto della massa ma il suo diagonale esce di un palmo. Finisce il tempo sullo zero a zero, il black mamba non ha ancora appetito. Questione di pochi minuti, ancora Pogba pesca Giaccherini, centro, arriva Quagliarella e la Juve va in vantaggio, è il suo terzo gol in campionato, minuto nono, in fondo si è visto quasi un'ora di partita pensa il resto dell'Italia.
Invece succede l'incredibile, che con il passare dei minuti diventa il quasi incredibile perché il Bologna cresce all'improvviso, esce dalle mura, rompe l'assedio e si ribella. La Juve se la ride perché gli spazi aumentano e prima Bendtner, poi Quagliarella sfiorano il raddoppio. Ma al 25' Tender controlla e fa partire un destro che secca Buffon in tuffo sulla sua destra, palla dentro, è l'1-1 dei miracolati. Juve arrabbiatissima con le energie ridotte al minimo, entrano Giovinco, Asamoah e Vucinic, forcing disperato, Pirlo mette in mezzo una palla avvelenatissima che passa attraverso le gambe di compagni e avversari. Va così, pensa la gente, in fondo è la quarantanovesima senza sconfitte in campionato. Ma così puzza di insuccesso.
Allora decide ancora lui, Pogba, nel recupero, prende di testa uno spiovente di Giovinco e dentro l'area piccola finisce di digerire la povera cavia. Ma il Bologna ha giocato a pallone, il secondo tempo alla pari, e ha aperto un varco nelle certezze dei campioni d'Italia: sul possesso palla si imbizzarriscono, sentono mancare l'aria.
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