Oscar Eleni
Oggi Alex Schwazer, oro olimpico della marcia sui 50 chilometri a Pechino nel 2008, squalificato per doping, 3 anni e 9 mesi di castigo, finisce la sua giusta punizione. Da domani smetterà di piangere come il giorno in cui confessò i suoi peccati, trascinando nel fango se stesso e gli innocenti che gli avevano voluto bene. Potrà tornare a marciare. Lo farà nel mondiale a squadre che Roma organizza il 7 e 8 maggio.
Ma il suo ritorno ha già scatenato le polemiche e gli attacchi dei suoi stessi compagni che non vogliono marciare al suo fianco e di chi non lo vuole nemmeno vedere nella squadra azzurra per Rio. Primo a scagliarsi contro il peccatore Gianmarco Tamberi, l'oro indoor del salto in alto, che si è lasciato andare a uno sfogo pesantissimo su facebook: «Vergogna d'Italia, squalificatelo a vita, la nostra forza è essere puliti, noi non lo vogliamo in nazionale». Un'uscita pesante, persino imbarazzante per la stessa Fidal che, dal momento in cui una pena è stata scontata, non può discriminare più un suo atleta. Ma certo questa bomba non farà bene a un movimento già debole.
Diceva un pessimista tedesco, che Schwazer sa leggere perché viene da Vipiteno, dove è nato il 26 dicembre 1984, che perdonare e dimenticare vuol dire gettare dalla finestra una esperienza già fatta, ma è vero che non si perdona mai abbastanza. Umano commettere errori che lui ha ammesso, rimettendosi a faticare sotto la sferza del professor Donati il più feroce dei cacciatori di atleti che hanno scelto di barare per essere famosi, divino abbandonarli.
Ci aveva stregato sulle strade di Pechino camminando nella gloria, ci ha deluso davvero tanto quando ha cercato di marciare su specchi che lui stesso stava rompendo, lo abbiamo capito, ma
adesso deve conquistarsi Rio sulle strade antiche della capitale. Lui è stato perdonato. I russi che lo insidiavano e bevevano pozioni sono invece fuori e forse lo saranno anche alle Olimpiadi e questo lui non lo vorrebbe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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