MilanelloCaro Allegri, confessi: quando ha sentito Galliani pronunciare la frase sul mercato tutto è possibile, ha avuto un mancamento?
«La risposta è no. E d'altra parte proprio Galliani ha appena ripetuto ai tifosi: Thiago e Ibra rimarranno con noi. Parlo tutti i giorni con Galliani, conosco ogni dettaglio della sua agenda e dei suoi incontri di mercato. So perfettamente che mentre l'anno scorso avevamo una rosa di 33 elementi quest'anno saremo in 27, 24 compreso l'infortunato Muntari più 3 portieri».
Rosa fatta capo ha: dove è più forte e dove invece è meno competitiva?
«Abbiamo due mesi per valutare i tre nuovi, Acerbi, Traorè e Constant: qui il giudizio è sospeso. Questo gruppo ha di sicuro una contabilità in attivo nel settore dell'attacco. Nessuno in Italia e pochi club in Europa possono vantare la cifra tecnica e l'assortimento costituito dal nostro quintetto base Ibra, Cassano, Robinho, Pato ed El Shaarawy. In meno, di sicuro, avremo l'esperienza internazionale dei senatori che hanno lasciato Milanello».
Su Montolivo si è aperto un dibattito all'europeo: chi lo ha allenato, Prandelli, lo ha schierato trequartista. Per Allegri giocherà davanti alla difesa?
«Per me può giocare davanti alla difesa e negli altri due ruoli di centrocampo. Nella casella del trequartista abbiamo Boateng».
Dica la verità: le sono fischiate le orecchie nel vedere Pirlo brillare all'Europeo?
«No, non ho sentito fischi. La società fece una scelta: niente più rinnovi lunghi agli ultra-trentenni e Pirlo è andato a Torino a guadagnare 5 milioni l'anno per tre anni. Non mi sono meravigliato assolutamente del suo rendimento anche perché quando era con me e stava bene ha sempre giocato. E se volete saperlo: quando stava per tirare il rigore contro l'Inghilterra ho indovinato il cucchiaio!».
La curiosità collettiva è la seguente: cosa vi direte il 24 luglio quando vi incrocerete con Ibra?
«Lo troverò spinto da una grande voglia di rivincita. Ibra è uno a cui non piace nemmeno perdere in allenamento, figurarsi chiudere la stagione senza un successo importante. Avrà voglia di rimettersi in discussione e di fare meglio della stagione precedente».
Scusi Allegri, ma fare meglio dell'anno scorso non è così facile: ha segnato 35 gol...
«Verissimo. Ma è altrettanto vero che Ibra è uno che non si accontenta mai, è uno positivo, con Ambrosini e Thiago Silva dovrà assumere il ruolo di leader del gruppo. Lo coinvolgeremo direttamente».
Se le proponessero di realizzare sul mercato lo scambio Ibrahimovic-Balotelli darebbe il suo assenso?
«Io Ibra non lo cambierei con nessuno!».
Cambierà anche il suo ruolo? Dovrà parlare di più...
«Perciò ho parlato di anno zero. Sarà una novità per tutti noi che pure abbiamo qualche esperienza di Milan affrontarla senza Nesta e Seedorf, Gattuso e Inzaghi. Non si sta 10 anni al Milan per caso: può capitare uno o due anni, non dieci anni di fila. Abbiamo fissato alcuni principi: il rispetto delle regole, ottima disciplina e professionalità. Così si vive meglio e sarà più facile vincere. Per stare nel Milan non basta un anno al top, occorre uno standard di rendimento molto alto».
Ha sentito Berlusconi? Come sono i rapporti col presidente?
«L'ho sentito al telefono, era dispiaciuto per l'appuntamento cancellato all'ultimo momento, ha promesso che verrà a incontrare i nuovi milanisti alla prima occasione».
Pensa sia possibile seguire l'esempio del calcio coraggioso di Prandelli? Ha idea di modificare il modulo solito?
«Cominciamo dal primo argomento: Prandelli ha messo insieme una squadra tecnica e giocato un ottimo europeo. Mi hanno fatto sorridere alcuni ex giocatori che hanno suggerito di giocare come la Spagna o il Barcellona: signori miei, ma per farlo, occorre avere gente tipo Iniesta e Xavi. Qui tutti pontificano, io penso che non sia possibile inventare granché nel calcio. Giocare all'attacco? Certo ma il calcio è tecnica, vinci se hai i campioni, non vinci se hai giocatori normali. Sul modulo si può cambiare: il 4-3-3 è praticabile».
Il duello con la Juve è stato scandito da velenose polemiche: è tutto finito o si ricomincerà col gol di Muntari?
«Veleni? Io mi divertivo, per me era solo un teatrino, cazzeggio puro per usare una espressione gergale».
Ma allora cosa pensa degli scudetti della Juve: quanti sono?
«Non lo so, forse sono 31 perché dovrebbero conteggiare anche quello dalla B alla A. Basta con queste discussioni, facciamola finita».
Se Pato tornasse quello di una volta, ci sarebbe un duello con Cassano...
«Non credo proprio. Pato è stato decisivo nella stagione dello scudetto, Cassano non lo abbiamo mai avuto l'anno scorso: ci saranno 60 partite da giocare e tutte a mille all'ora, c'è posto e gloria per tutti».
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