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Scudetto e Champions. Niente è da Juventus con il disordine di Sarri

Tra scelte (Ramsey) e rigori contro contati male, un finale in confusione per l'allenatore

Scudetto e Champions. Niente è da Juventus con il disordine di Sarri

Per i deboli di memoria: la Juventus di Allegri concluse l'ultimo campionato con tre pareggi e due sconfitte. Aveva già conquistato il titolo e si concesse distrazioni e riposo. Quella di Sarri non ha ancora vinto nulla, anzi ha perso due finali, supercoppa italiana e coppa Italia e si appresta a conquistare lo scudetto, ma.

La congiunzione avversativa preannuncia fumo grigio per le ultime tre partite e per l'appuntamento di champions league contro il Lione. La squadra è stanca e gioca un football stracco, ieri è andato in frantumi il muscolo di cristallo di Douglas Costa, fuori ormai anche per l'Europa, altri sodali del brasiliano hanno il fiato corto e le gambe di legno, alcuni, come Ramsey sono un mistero buffo; il gallese non è mai stato abile e arruolato e Sarri ha voluto però schierarlo nelle ultime due partite con risultati agghiaccianti. Alla pari di Ramsey esiste il caso Bernardeschi che non offre garanzie se non in allenamento.

La squadra si trascina come quasi tutte le altre in questo finale assurdo, messo assieme per puro interesse contabile e con scarsissimo rilievo tecnico. Sarri non è reattivo se non nel solito linguaggio da trivio, si difende parlando di disordine come se fosse lui un consulente esterno e non l'uomo chiamato a disciplinare i movimenti dei suoi. Il tecnico è in discussione come lo è stato Allegri che però era reduce da titoli, ottenuti con il Milan prima e la Juventus dopo. Nessuno può vivere di rendita a Torino, contano i risultati anche se l'assunzione di Sarri era dovuta o spiegata con il desiderio di vedere un gioco diverso rispetto a quello del suo predecessore. Forse dimenticando che la Juventus, storicamente, è stata ed è squadra pragmatica, cinica, e quando ha tentato di svoltare, con Maifredi o Del Neri, è stata costretta alla resa.

Ora basterebbe battere la Sampdoria per vincere il titolo ma non cancellerebbe i dubbi e le perplessità che la squadra si è confezionata con le proprie mani. Il numero di gol subiti (Sarri e anche su questo qualcuno del suo staff dovrebbe correggerlo o controllarlo, continua a dire che vanno contati 12 rigori, in verità sono 11, 3 quelli parati) sta a significare che l'equilibrio si è rotto e la terza linea bianconera è tornata quella del primo anno di Andrea Agnelli alla presidenza: Motta-Bonucci-Chiellini-De Ceglie. Ma ci sono altri squilibri, a centrocampo e in attacco, là dove l'assenza di una alternativa a Higuain ha prodotto seri scompensi. Tutto ciò ha portato la Juventus a guidare la classifica e ad avvicinarla al nono titolo consecutivo ma battere la Sampdoria non è certo per un gruppo che ha dato segni di sbandamento nelle ultime quattro partite, salvare la faccia contro Cagliari e Roma è ugualmente un'impresa e così affrontare i francesi del Lione il 7 agosto, sapendo di dover realizzare almeno due gol senza subirne alcuno. Sembra semplice. Per la Juventus normale lo sarebbe. Per questa Juventus è maledettamente difficile. Per responsabilità specifiche di tecnico e calciatori.

Poi Agnelli tirerà il conto.

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