Roma - Il pari show dell'Olimpico ha il sapore di un'occasione persa per tutti. Per la Roma che, nonostante la rimonta, manca l'ennesima operazione sorpasso alla Juve; per la Lazio che spreca il doppio vantaggio come aveva già fatto a San Siro nella partita di congedo dal 2014. Ma se il «deb» della stracittadina Pioli si dice contento della prestazione della sua squadra, a Garcia resta un bicchiere mezzo vuoto: una squadra che punta decisamente al titolo (e ha mezzi e numeri per poter arrivare all'obiettivo) non può mostrare un tempo senza acuti né occasioni da rete. E soprattutto con la partita riagguantata e in mano nel finale, non può rischiare di perderla. Ed ecco che nel pomeriggio da incubo, spunta però una luce che potrebbe essere la via maestra da seguire per il tecnico francese nella seconda parte del torneo.
La luce si chiama Francesco Totti che a 38 anni diventa il miglior cannoniere del derby romano (11 reti) e si permette di segnare gol in acrobazia - e dire che quando Florenzi ne segnò uno abbastanza simile, il capitano scherzò dicendo che «se lo avessi fatto io, non mi sarei più rialzato» -. L'assioma della giornata è che un Totti riportato in area a fare il centravanti vero, come fu ai tempi d'oro della Roma di Spalletti e del 4-2-3-1 nato in piena emergenza attaccanti (situazione simile a quella attuale vista l'assenza di Gervinho, la sempre più possibile partenza di Destro e la mancata crescita di Iturbe), può essere un valore aggiunto per la Roma nella caccia al sogno scudetto. «Uno che ha colpi così, è un genio», così Garcia. D'altronde lo aveva incoronato anche Guardiola: «Se a quell'età si diverte ancora, visto che con quel conto corrente e dopo essere stato eletto ottavo re di Roma potrebbe stare a casa, vuol dire che è perfetto per Garcia».
Qualcuno lo avrebbe sostituito dopo il primo tempo orribile suo e della Roma, quando Totti è stato costretto - come avviene nel modulo standard di Garcia - a spolmonarsi correndo 40 metri in ogni azione per catturare un pallone. Messo al centro dell'attacco, ha regalato due guizzi, il secondo dei quali (un avvitamento al volo) che è quasi uno spot per le giovani generazioni.
La tecnologia avanza come la sua età e il numero dieci giallorosso si adatta: anni fa dopo un gol nel derby inquadrò la Sud con una telecamera presente in campo, stavolta ha usato il suo telefonino. «Anche se non amo i selfie, era un'occasione unica e irripetibile, così il gol lo ricorderanno tutti. Ma nonostante il primo tempo, abbiamo dimostrato che possiamo lottare per il titolo», sottolineerà a fine partita Totti. Che aveva programmato il festeggiamento particolare, tanto da chiedere al preparatore dei portieri Nanni di portare il suo cellulare in campo.
Detto della Roma e del suo condottiero in campo, c'è da parlare della Lazio - che espone il marchio «Je suis Charlie» sulle maglie - eccezionale nel primo tempo: grande sincronia tra i reparti e Felipe Anderson in grande spolvero - uscito dal match dopo un'ora per un infortunio - che spacca la partita con la sua facilità di dribbling, il consueto assist e l'ennesimo gol.
La truppa di Pioli è in ambasce psicologica e tecnica nel secondo, di fronte alla crescita della Roma, ma sfiora il colpaccio con Mauri (palo sul 2-1) e Klose nel finale (grande risposta di De Sanctis). Numeri alla mano, dalla quarta giornata in poi, Roma e Lazio hanno fatto gli stessi punti (28). Che di fatto rende anche più logico il pari del derby.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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