Comincia oggi la prova del nove che porta allo scudetto. Comincia con un sabato molto ricco pronto a mettere in fila prima il Napoli (alle 15 con l'Udinese al Maradona), poi l'Inter (a San Siro con la Fiorentina) e infine il Milan (in viaggio a Cagliari del neo-azzurro Joao Pedro) prima della Juve che deve smaltire con la Salernitana domenica l'amarezza dell'eliminazione. È un sabato emozionante, allora, capace di allontanare le tenebre del default complessivo del calcio italiano in Europa e di dar vita a questo duello inedito ed elettrizzante. Pioli l'affronta per la prima volta con il primato senza asterisco in tasca e sembra ignorare il dettaglio concentrando l'attenzione piuttosto su due particolari che emergono anche dal precedente con l'Empoli: l'affanno in difesa nella seconda frazione e il corto muso del risultato, quinto della serie in campionato.
«Dobbiamo continuare a difendere bene, in effetti non segniamo tanto» tra un'ammissione e una strigliata ci sono scelte delicate da fare (eventuale rientro di Romagnoli in difesa al posto di Kalulu per contrastare Pavoletti, la candidatura di Ibra in soccorso di Giroud nell'eventuale finale) utilizzando quello che serve durante questo mini-torneo da 9 turni. «Bisogna puntare sull'energia positiva» è la sua ricetta con la quale rispedisce al mittente i quesiti tossici su errori arbitrali, ritardi nei recuperi e la solita, scarsa fiducia riscossa presso gli addetti ai lavori.
Spalletti sceglie la stessa strada di Pioli da Verona in avanti (con i 3 centrocampisti) non solo per trarne gli stessi vantaggi ma perché pensa davvero che sia la soluzione giusta da opporre a un rivale come l'Udinese, che ha molto fisicità da opporre. «Sentiamo il fortissimo entusiasmo della città, facile da toccare. Il Maradona a noi non incute timore» per esorcizzare il tabù casa, dove sono arrivate 4 delle 5 sconfitte in campionato. È il segno evidente che si sentono tutti in corsa (compresa la Juve secondo Luciano) e che in un duello punto a punto anche un solo pareggio può risultare fatale.
Pensate all'Inter che si ritrova ancora senza il suo vate del centrocampo, Marcelo Brozovic, fuori per infortunio al pari di De Vrij e con tre diffidati nello schieramento (Bastoni, Vidal, Lautaro) iniziale. Simone Inzaghi (ennesima vigilia senza conferenza-stampa) non rischia il croato perché sa che dopo l'ostacolo viola c'è la Juve a Torino la notte del 3 aprile e quella è una sfida per la quale dovranno esserci tutti i titolarissimi. Calhanoglu è il nuovo candidato (dopo il breve provino col Toro) alla sostituzione (in difesa Skrinjar passa al centro ed entra D'Ambrosio) nella speranza di trovare una guida nel gioco più geometrica rispetto a quella esercitata da Barella, troppo frenetico e perciò inadatto alla missione.
«Abbiamo dato 98 o 99, adesso dobbiamo dare tutti 100 perché i giochi sono aperti per tutti» è la sintesi perfetta di Pioli a nome e per conto della concorrenza, in sintonia con Spalletti che assegna «il 25% di possibilità alle prime quattro».
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