«Non servono altre parole, è l'ora di agire. La Polonia non giocherà il play off di marzo contro la Russia. Stiamo organizzando una linea comune con Svezia e Repubblica Ceca, con noi coinvolti nel torneo». Cesary Kulesza, presidente della federcalcio polacca, è stato chiarissimo e puntuale, a differenza di Gianni Infantino, il cui silenzio, al di là delle parole da repertorio clericale. La decisione della Polonia crea un precedente, perché a termini di regolamento la nazionale di Levandowski potrebbe essere punita con la sconfitta a tavolino a favore della Russia che dovrebbe poi affrontare la vincente di Svezia-Cechia, la federazione di Stoccolma ha sottoscritto l'azione della Polonia mentre Pavel Nedved ha dichiarato che si aspetta uguale posizione da parte del governo calcistico di Praga. La situazione è delicata, la Fifa avrebbe dovuto, per prima, assumersi le responsabilità ma ha scaricato le stesse sulla federcalcio di Varsavia. La stessa Russia potrebbe scendere ugualmente in campo o appellarsi al tribunale di Zurigo chiedendo di essere tutelata nei propri diritti.
Il calcio vive una vita parallela a quella reale, la nostra federazione ha imposto il ritardo di 5 minuti dell'inizio delle partite come forma di denuncia alla violenza dell'invasore russo, una forma ipocrita che a nulla serve ma che pulisce le coscienze dei governanti. Forse qualcuno in federcalcio sta pensando a sanzioni nei confronti di Kokorin e Miranchuk, calciatori russi di Fiorentina e Atalanta, se non dovessero prendere posizione contro Putin come ha fatto il brillante sindaco di Milano con il direttore d'orchestra della Scala, Valerij Abisalovic Gergiev?
Se la Fifa sceglie la diplomazia del dire e non fare, l'Uefa finge grande sensibilità, sposta a Parigi la finale di champions ma non rinuncia affatto ai 40 milioni di sponsorizzazione di Gazprom, l'ipocrisia regna sovrana, mentre la Formula uno ha cancellato il gran premio di Sochi, le istituzioni calcistiche si nascondono nel canneto e, in alcuni casi, sbagliano clamorosamente i tempi delle loro azioni. È il caso del trio italospagnolo che vive il sogno della superleague. Il Daily Telegraph ha annunciato un incontro, organizzato dal Financial Times per giovedì prossimo a Londra (ma non confermato), tra Real Madrid, Barcellona e Juventus che illustreranno nuovamente il progetto, rivisto e corretto, del torneo. Già il primo annuncio fu inopportuno nella forma e nei tempi, questo sarebbe ancora più inelegante e sconveniente, considerato lo scenario politico internazionale e le priorità che il calcio dovrà affrontare.
Ma si capiscono le esigenze di chi naviga in piena tempesta finanziaria e ha bisogno di inventarsi nuove banche, oltre a quelle dei propri azionisti, per non affondare definitivamente.Il quadro complessivo conferma l'assoluta aridità del sistema calcio mondiale, la guerra è soltanto un'occasione per farsi riconoscere. Ed evitare.
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