Sport

Se Kitzbühel rivela che gli sciatori sono sportivi di "serie B"

A chi vince sulla terribile Streif 100mila euro: 10 volte meno di chi arriva secondo a Wimbledon

Se Kitzbühel rivela che gli sciatori sono sportivi di "serie B"

Se i guadagni degli sportivi dipendessero dalla percentuale di rischio corso, i discesisti che si lanciano sulla Streif di Kitzbühel dovrebbero essere ricchi quanto o più dei piloti di Formula 1, che a ogni gran premio si portano a casa cifre vicine al milione, euro più euro meno. Scendere a oltre 130 chilometri orari su una pista ghiacciata con addosso una tuta finissima e sotto i piedi due assi è fra le cose più pericolose che si possano immaginare: non per niente sono molti gli sciatori ad aver chiuso la carriera dopo terribili cadute sulla leggendaria pista austriaca. È di ieri la notizia che il montepremi della gara più importante del calendario di Coppa del Mondo è stato portato a un milione, con il vincitore della discesa che riceverà un bonifico di centomila euro (lordi). Cifra doppia rispetto alle altre gare del circuito, ma ridicola se paragonata a quelle percepite dagli atleti di altri sport. Qualche esempio? Il 25° classificato dell'ultimo Master di Augusta, uno dei quattro tornei major del golf, ha incassato centomila dollari, mentre Matteo Berrettini, arrivando in finale a Wimbledon nel luglio scorso, ha guadagnato l'intero montepremi di Kitzbühel, quello che gli sciatori si divideranno per le tre gare in programma: oggi discesa numero uno, sabato slalom e domenica seconda discesa.

La domanda sorge dunque spontanea: perché gli sciatori guadagnano così poco anche in occasione della loro Wimbledon, la gara che può cambiare la carriera e per molti ha più valore di un oro olimpico? La risposta potrebbe essere che l'indotto creato dalla Streif va in tasca ad altri e che forse l'aumento del montepremi 2022 è il primo (piccolo) passo verso quel futuro auspicato dal nuovo presidente della federsci internazionale Johan Eliasch. L'imprenditore inglese (fra l'altro proprietario del marchio Head, quello che paga meglio i suoi campioni) a inizio stagione aveva promesso di voler lavorare per far guadagnare molto di più i veri protagonisti del circuito, a discapito degli organizzatori e dei venditori di spazi pubblicitari e diritti televisivi. La strada è ancora lunga e forse il traguardo auspicato (equiparare le gare di Coppa del Mondo ai Master 1000 del tennis) non verrà mai raggiunto. Lo sci è infatti sport di nicchia, non universalmente praticato quanto il tennis o il golf (per non dire del calcio) ed è seguito principalmente in Occidente. Muove interessi enormi, certo, con il turismo della neve a far vivere intere regioni attorno alle Alpi, in Scandinavia, nell'est Europa e nel Nord America. I suoi numeri sono però esigui anche rispetto a quelli dell'atletica leggera, altro sport universale ma tutto sommato povero di guadagni per i suoi campioni, anche se un mito come Usain Bolt in carriera avrà guadagnato come tutti i campioni dello sci messi assieme.

Eppure, per diventare l'uomo più veloce del mondo, il giamaicano non ha dovuto fare grandi investimenti, un paio di scarpette e via, mentre arrivare all'obiettivo Streif, temuto ma allo stesso tempo agognato da tutti, costa cifre che il novanta per cento degli atleti non si ripagherà mai.

Commenti