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Se l'"egonismo" diventa affare di Stato

Il caso Egonu fa rumore: Draghi la chiama e i politici scendono in campo

Se l'"egonismo" diventa affare di Stato

In nome del solito, e talvolta mal gestito, politically correct eccoci tutti ai piedi della campionessa delusa, piangente come una bambina, orgoglio di tutti noi e certamente anche arrabbiata per non essere stata all'altezza della fama nel suo mestiere sotto rete. Siamo all'egonismo. Lei, Paola Egonu, ci ha anche infilato quella frase da far scattare sull'attenti l'intero Paese: ovvero che il razzismo pesa la sua parte nello scoramento. C'è da crederle, ma stavolta l'accusa pareva contornata da stanchezza psicologica e fisica, voglia di lasciare la nazionale solo per qualche tempo. Parlava, insomma, quella sorta di debolezza mentale che prende i campioni quando si sentono sotto tiro critico e, magari, sotto gli occhi non sempre concilianti di compagni (compagne) di gioco.

Paola conosce perfettamente la materia, ma il resto d'Italia si è aggrappato alla frase accusatoria per farne un caso nazionale. Come se non ne avessimo (di casi) già abbastanza, ed anche gravi. Il razzismo è grave ora e sempre, ma nello specifico è semmai un'aggravante, un contorno più che la causa scatenante. Però i politici non badano a mezze misure. E vanno a cercarsi la vetrina, magari accogliendo una sola parte del discorso (eppoi dicono dei giornalisti!). Così ci siamo sorbiti roboanti parole e meravigliosi discorsi, telefonate, di tutto e di più. Mario Draghi, nella veste di Presidente del consiglio e soprattutto, si spera, di appassionato di sport, ha chiamato Paola al telefono per dirle: «Sei orgoglio dello sport italiano, avrai altre occasioni per vincere. Hai piena solidarietà». Salvini non si è tirato indietro: «Sei una campionessa in campo e fuori». Nicola Fratoianni ci ha messo un pizzico di teatralità: «Le lacrime di Paola sono le lacrime di tanti e di tante». Poi qualcuno è andato fuori tema tirando in ballo il futuro governo di destra. E ti pareva. Enrico Letta ha spedito il suo «Grazie Paola». Ignazio La Russa, neo presidente del Senato, si è interessato direttamente dal presidente della Federpallavolo. «Paola Egonu una grande italiana», ci conferma il presidente del Lazio Zingaretti. «Gli episodi di razzismo sono frequenti e intollerabili in una società che deve essere coesa», scrive Roberto Fico. E vai anche con Giuseppe Conte: «Il Movimento 5 stelle e tutta Italia sono dalla tua parte. Avanti Paola!». Scrive con fare garibaldino.

Ora nessuno mette in dubbio la sincerità e l'afflato di questi slanci umanitari nei confronti della Egonu, però bisognerebbe ricondursi, anche, a quanto affermato dal suo presidente federale, Giuseppe Manfredi, che ha liquidato il tutto con «Uno sfogo a caldo determinato da quattro imbecilli da social. La pallavolo propone integrazione piena, altro che razzismo». «È stressata». E la voglia di nazionale le tornerà. Invero un caso razzismo così trattato avrà pur commosso, ma rischia di divenire un boomerang se così affrontato: la gente crede più ai fatti che alle parole. E vista l'abilità oratoria dei nostri politici, ne ha ragione. I casi nazionali sono altri.

Ve lo potrebbe spiegare perfino Paola Egonu.

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