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Se l'Inter e Lukaku tremano quando la sfida conta

Sempre male contro le big in A e in Europa. Padelli inadeguato e Conte testardo su Eriksen

Se l'Inter e Lukaku tremano quando la sfida conta

Quanto vale l'Inter oggi? Certo meno di quanto è stato speso, circa 150 milioni, per rinforzarla. Conte dice: «Non siamo ancora una grande squadra». Si potrebbe aggiungere: e Conte è meno grande di quanto lui pensi di essere. Lo dicono i risultati. Se oggi si concludesse la serie A, cosa diremmo? L'Inter ha speso tanto, migliorato la rosa con un gruppo di validi giocatori, per ottenere lo stesso posizionamento dell'anno passato: qualificazione Champions e niente più. Terza come allora (pari merito con l'Atalanta). Il giocatore più costoso, Lukaku, è entrato nel cuore dei tifosi, non sempre in quello delle difese che contano: forse non a caso (vedi passato al Manchester) ha segnato solo a Barcellona e Napoli nei match di cartello. A gennaio il tecnico ha chiesto buoni rinforzi ed è stato accontentato, salvo usarli poco o male. Si è ritrovato un improbabile portiere di riserva: non deve essere difficile accorgersene in allenamento. I portieri dell'Inter, Handanovic a parte, hanno 37 anni (Berni), 32 (Padelli) e 22 (Stankovic) e nessuno garantisce tranquillità ai difensori, nessuno vale la riserva di una squadra da scudetto. Poi si parla di errori, ma la difesa dell'Inter è stata esplicita contro la Lazio: l'insicurezza del numero uno contagia anche gli altri. I dirigenti dovrebbero fare mea culpa.

Il centellinato impiego di Eriksen, uno che a maggio giocava la finale di Champions league, non rende onore al tecnico e alle sue presunzioni: prima impari quel che voglio io, poi giochi. Semmai sarebbe da dire: gioca perché sei bravo e gli altri imparino a giocare con te. Oppure che l'allenatore si inventi un modulo adatto: è pagato per questo. Fuor di dubbio, non stiamo parlando di un fuoriclasse ma del migliore fra i centrocampisti: Brozovic compreso. Se arrivava Vidal era già titolare. Eriksen non può stare in campo 60 minuti? È più ottuso calcisticamente di un Barella o di un Vecino?

Poi, certo, ci saranno gli sviolinatori a piede libero che racconteranno di una squadra rifatta (strano, perché 6-7 titolari sono quelli dell'anno passato), magari che deve crescere: come se tanti non avessero esperienza da vendere. Sarà ancora esaltato il potere magnetico del tecnico. Però i fatti dicono che l'Inter dalla Juve (6 ottobre) alla Juve (domenica 1° marzo), ha vinto una sola sfida di valore (Borussia Dortmund) e si è fermata nelle altre: si trattasse ancora del Borussia, del Barcellona, della Juve, della Roma o dell'Atalanta. Ha battuto la Lazio all'andata, ma stavolta ha perso: proprio ora, quando conta. In campionato aveva battuto il Napoli cicala post Ancelottiano, ma in coppa Italia è stata sconfitta. Ha vinto con il Milan, grande solo per tradizione. Domenica ha perduto la testa del campionato e il fiore all'occhiello della miglior difesa. Nei numeri di difesa e attacco sta meglio della Juve, ma deve dimostrarlo sul campo: la sfida di Torino diventa tosta quanto una finale Champions.

E non è una buona notizia: Conte, in Europa, ha sempre fatto acqua.

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