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Se il nuovo San Siro tiene unite le rivali

Con o senza nuove proprietà, resta la convivenza in un unico impianto

Se il nuovo San Siro tiene unite le rivali

Il dossier nuovo stadio di Milano continua a essere un intreccio quasi poliziesco in cui risulta complicato decifrare il finale. Cominciamo, ad esempio, dall'anomalia denunciata da alcuni osservatori. Si dice: è la prima volta che si prospetta la costruzione di un impianto moderno con due comproprietari, Inter e Milan cioè. È vero. In Inghilterra e non solo, ogni club ha lo stadio di proprietà col quale porta a casa un bel fatturato annuale. La risposta sul tema è abbastanza scontata: a Milano in particolare, e in generale nel Belpaese dove manca una legge sugli stadi, resistono già centomila difficoltà, tra politica incapace di decidere, proteste di quartiere e paletti della burocrazia, figurarsi se avessero immaginato di piantare il seme per due strutture diverse. Ne riparleremmo nel 2050! Secondo punto della questione: grazie alle dichiarazioni vincolanti del sindaco di Sesto San Giovanni, il suo collega milanese Beppe Sala ha capito che quello di Inter e Milan non è un bluff ma un rischio effettivo. E poiché sarebbe suicida per Milano - e il suo comune che ha un bel 200 milioni di passivo da ripianare - rinunciare a un investimento privato dell'ammontare di 1,2 miliardi, la reazione è quella di spargere news sulla inaffidabilità di uno dei contraenti.

Il punto, sulla questione, è il seguente: con un contratto di esclusiva lungo 90 anni sottoscritto da Inter e Milan, si può pensare che non ci siano altri cambi di proprietà? E allora anche questa è una questione di lana caprina, tesa a guadagnare tempo più che a denunciare criticità. Di sicuro Elliott (e al pari anche l'eventuale successore Ivestcorp) per conto del Milan e Suning per conto dell'Inter (grazie alla copertura di Oaktree che detiene in pegno le azioni della famiglia Zhang), hanno ripetuto l'interesse e la disponibilità a fornire garanzie. È il comune di Milano deve passare alla fase esecutiva visto che tra fine aprile e metà maggio saranno pronti anche i progetti definitivi del nuovo stadio. Risulta infine pittoresca la proposta di coinvolgere i due club nel dibattito col quartiere: non si è mai visto che oltre a mettere sul piatto una cifra di quelle dimensioni, Inter e Milan debbano anche impegnarsi per convincere gli ideologi del no.

È il caso che si faccia una scelta e si abbia il coraggio di spiegarla, assumendosene le relative responsabilità.

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