Alla fine una prima scossa è arrivata (la seconda, a Cremona, subito dopo Pasqua). Il calcio sporco vive una nuova, triste pagina con l’arresto di Andrea Masiello, terzino ex Bari, oggi all’Atalanta, in manette perché avrebbe truccato il risultato di almeno 6 incontri nelle scorse due stagioni, quando giocava nel club pugliese. Arrestati dai carabinieri di Bari anche due suoi amici, Giovanni Carella e Fabio Giacobbe, sodali al «vertice» di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Ma l’indagine vede indagati anche altri ex calciatori del Bari retrocesso l’anno scorso, molti rimasti in serie A come Marco Rossi (ora al Cesena), Abdelkader Ghezzal (in prestito al Levante, nella Liga) e Nicola Belmonte (al Siena), più Daniele Portanova (Bologna). Altri in B come Simone Bentivoglio (Padova), Marco Esposito (Pisa) Alessandro Parisi (Torino) Antonio Bellavista (ex Bari). Indagati anche tre ristoratori baresi (attivi nel ramo scommesse) e l’«infermiere-factotum» Angelo Iacovelli. I match nel mirino sono Bari-Genoa e Udinese-Bari del 2009/2010, Cesena-Bari, Palermo-Bari, Bari-Lecce e Bologna-Bari. Nel derby con il Lecce, decisivo per la salvezza dei giallorossi, Masiello ha ammesso di aver segnato di proposito l’autogol del 2-0. Per il procuratore capo Antonio Laudati gli arresti non sono che una tranche del primo filone sulle combine organizzate dai calciatori, ma si indaga anche sulla presenza di bookmaker esteri e sugli interessi della criminalità organizzata nelle scommesse, per riciclare (e moltiplicare) i proventi delle attività illecite.
Le intercettazioni del calcio sporco barese fanno spavento. Tanto per cominciare, quando a dicembre scoppia Calciopoli in quel di Cremona, il factotum del Bari Angelo Iacovelli (poi arrestato e dopo scarcerato) e il ristoratore Nicola Di Tullio (indagato anche a Napoli) sparlano dei giocatori del Bari che si vendono i match («sono luridi», «Bologna-Bari l’hanno fattaloro») nella caserma di carabinieri piena di microspie.
ALMIRON: «VI SIETE VENDUTI»
A proposito della punta algerina Ghezzal, dicono che è un «pezzo di merda». Andrea Masiello è «un cornuto», dopodiché riportano l’ira di Almiron che avrebbe «rimproverato i compagni e a tutti gli diceva “vi siete venduti!”»,e raccontano del portiere barese Gillet, «che fece a botte con Masiello» quando si trattò di non sottostare ai ricatti ultras.
«RANOCCHIA MI VUOLE BENE»
Iacovelli, che al pm confesserà d’aver fatto di tutto per i giocatori («pagavo le loro bollette, lavavo la macchina, prendevo le mogli all’aeroporto, entravo negli spogliatoi, andavo a cena con la squadra») essendo alle prese con imprecisati problemi personali fa presente all’amico che i calciatori gli hanno voltato le spalle. Tranne due, che ora giocano nella Juve e nell’Inter: «Io tuttora mi sento con Bonucci, Ranocchia, persone veramente umili che ti vogliono bene. Mi hanno aiutato, non lo nascondo (...). Bonucci 2.500, Ranocchia 1.700, Allegretti 500 euro».
INTESA «A GESTI»
La partita «acchittata» è quella del Bari col Palermo. Si muovono gli slavi dello «zingaro» Almir Gegic, che per Iacovelli sono «inglesi» perché parlano poco e «in inglese». E si fanno capire soprattutto «a gesti» perché «nessuno interloquiva, avevano scritto tutto su un foglio come doveva finire la partita. Non li capivo, facevo i gesti con le mani».
ZINGARI E BESTEMMIE
La partita col Palermo non va come da patti. Gegic «era molto arrabbiato» confessa Iacovelli. «Voleva subito i soldi indietro. Ma porca... iniziò a bestemmiare perché lui parlava italiano. “Non si fa così”, si incazzava di brutto».
ULTRASCOMMESSE A PERDERE
Alcuni capitifosi del Bari hanno intimato ai loro beniamini di perdere due partite del campionato 2010-2011,Cesena-Bari 1-0 e Bari-Sampdoria 0-1 per guadagnarci sopra. «Una volta conseguita la matematica retrocessione in serie B - scrive il gip - alcune frange Ultras hanno avvicinato i calciatori per imporre loro di perdere le successive partite per consentire ai tifosi di lucrare vincite di denaro, puntando sulla sconfitta del Bari». Marco Rossi, oggi col Cesena, ricorda di come vennero affrontati l’ex portiere Gillet e Masiello ai quali i capi ultras dissero «che avevano scommesso tanti soldi e in cambio di queste due sconfitte a fine anno (i giocatori, ndr) avrebbero potuto fare una vita tranquilla (...). Masiello si sentiva col capo ultras Lello».
IL «NON ESISTE» DI GILLET
Il portiere, oggi al Bologna, interrogato conferma le richieste dei tifosi sul match col Cesena ma nega d’aver acconsentito. «Ci chiedevano, a me, ad Almiron, Gazzi, Belmonte, di perdere e basta (...). E noi: ma non esiste proprio ». In società il Ds Angelozzi ci disse: “Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita”. Quello che abbiamo fatto».
«BOMBE E SCHIAFFI IN CAMPO»
Un’altra volta «sono venuti a contestarci prima del Lecce, in 150- continua Gillet- sono entrati perfino in campo, con bombe carta, schiaffi ai giocatori. Dopo qualche giorno siamo stati costretti a fare gli allenamenti coi blindati».
TORTA. ECCO SEMERARO
Il calciatore Rossi, a verbale, se la canta su Bari-Lecce: «Masiello mi dice. “Ci sarebbe un milione di euro per perdere la partita”.E io rimango un po’ scioccato. Gli dico: “No, basta, lasciami stare”». Il sabato in hotel, dov’era in ritiro il Bari, «vengo chiamato da Masiello, c’era Parisi, Bentivoglio...» e «altri due amici di Masiello, che dicono che venivano per conto del figlio del presidente del Lecce, Semeraro, che, insomma, avevano in tasca, credo tra i 15 e i 30mila euro, ce li volevano dare subito se volevamo perdere questa partita. Anche lì ho detto “no,no”. E tutti hanno rifiutato lì».
LA MOGLIE SALVA PORTANOVA
C’è da fare il pieno con l’ultima partita di campionato col Bologna. «Evidentemente - scrivono i carabinieri - Masiello sapeva di poter contare su alcuni suoi compagni militanti nella squadra del Bologna,in grado di aiutarlo a realizzare l’accordo illecito». Masiello manda un sms-trappola a Daniele Portanova, suo amico, difensore rossoblu: «Puoi portare in giro dei miei parenti a Bologna?». I parenti, in realtà, sono gli scommettitori Carella, Giacobbe, De Benedictis. A mettere in guardia Portanova è la moglie, come dice il giocatore a verbale: «Ero con lei e con mio figlio, all’inizio si facevano discorsi generici, poi sul fatto che a Bari si mormorava che i giocatori si vendevano le partite». A quel punto la moglie si insospettì, prese di petto i tre e poi andò via. Portanova chiese loro conto di quelle frasi, dopodiché «il venerdì misi al corrente la squadra intimando di stare attenti e di non aderire a nessuna richiesta avanzata da persone che potevano non essere pulite». Il Bari vinse 4-0.
DONI E L’INFORMATORE
Per capire se la partita col Bologna era taroccata, De Tullio chiede a un amico bolognese, Antonio Benfenati, di informarsi negli ambienti societari. Quest’ultimo«apprendeva a una festa che degli amici di Masiello si erano rivolti a un giocatore del Bologna (Portanova, ndr) che si era rifiutato di accettare la proposta». Benfenati è il gestore dello stabilimento Lido Figli del Sole, a Cervia «dove Doni (Cristiano, ndr) è compartecipe della società, queste sono le coincidenze che ci hanno portato a incontrare».
«MORATTI MI DAVA I BIGLIETTI»
Il ristoratore Onofrio De Benedictis, interrogato, ammette solo di conoscere Masiello e di aver incontrato «in qualche circostanza alcuni giocatori dell’Inter in qualità di tifoso. Infatti visto che Bedy Moratti è stata mia cliente, ho avuto in regalo magliette e biglietti. Due volte mi sono recato nella sede del ritiro dell’Inter qui a Bari e ho incontrato vari giocatori».
IL CONTATTO CON PEPE
Nella nota di marzo al pm, Masiello cita anche lo juventino Simone Pepe, all’epoca in forza all’Udinese, contrapposta al Bari: «Salvatore Masiello contattò il giocatore dell’Udinese Simone Pepe, il contatto avvenne mediante un’utenza che era stata consegnata a me da Iacovelli per uso riservato ». Ma Pepe avrebbe declinato.
BONUCCI C’ERA O NON C’ERA?
Per quella stessa partita a Udine di due stagioni fa, Masiello tira in ballo il centrale juventino Bonucci, all’epoca al Bari, spiegando di aver «parlato, negli spogliatoi, con quattro suoi compagni di squadra: Nicola Belmonte, Salvatore Masiello, Leonardo Bonucci e Alessandro Parisi, i quali si erano mostrati disponibili a portare a termine la partita con tanti goal». Ma Bonucci, interrogato l’8 marzo scorso, spiega che quella settimana era in ritiro con la nazionale e si era aggregato alla squadra solo il venerdì. «Sono stato in ritiro con la nazionale fino a mercoledì, poi il giovedì non mi sono allenato ».
Le parole di Masiello? «Assolutamente false, mi chiedo anche io come mai abbia fatto il mio nome. Versomilmente perché insieme agli altri facevo parte della difesa in quella partita. Non ricordo che Salvatore Masiello abbia telefonato a Pepe davanti a me».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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