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Se il virus spazza via le lacrime per Roger

Da anni ci prepariamo all'addio di Federer. Ma adesso non fa più paura

Se il virus spazza via le lacrime per Roger

Ci siamo chiesti tante volte in questi anni come avremo salutato Roger Federer il giorno in cui avrebbe lasciato il tennis. E ogni volta la risposta al nostro mistero interiore non è mai stata indolore. Ma adesso c'è qualcosa di spiazzante che ci ha abituato alla sua assenza: la doppia operazione al ginocchio certo, ma soprattutto la pandemia. Già, ci voleva un virus come quello che ha sconvolto il mondo per rendere meno assurda la fine di un'era, che ora sappiamo essere cominciata. Perché quando la passione per lo sport e per uno dei suoi eroi passa in secondo piano, tutto assume un contorno diverso. Il Covid che ha ucciso così tante persone, ha spento anche l'anima di chi è rimasto vivo. E ciò che fino a qualche mese fa sembrava così importante, ora non lo è più così tanto: una partita di calcio, per esempio, per la quale ci si accapigliava ad ogni fischio. E, appunto, l'amore per una leggenda del tennis con la quale abbiamo diviso vittorie e sconfitte. Senza - pensandoci bene - sapere come mai, se non che la ragione del tifo non fa rima con passione.

Roger Federer è ancora un tennista, ma già sappiamo che l'anno della rinascita partirà senza di lui. Il Re ha fatto sapere che non sarà in campo neppure agli Open di Australia - la cui partenza è stata spostata all'8 febbraio - e poi forse chissà. Magari riapparirà a fine di quel mese, o forse ancora più avanti. Ma non è questo il punto. Fino allo scorso gennaio, quando Roger perse in semifinale a Melbourne senza sapere che per lui sarebbe stata l'ultima partita dell'anno, avremmo sobbalzato e sospirato davanti a una notizia così. Adesso invece sembra tutto quasi naturale, quasi una sorpresa sentir dire che lo rivedremo ancora, a 39 anni, a cercare di rivincere qualcosa di grande. Certo, se ci saranno le Olimpiadi di Tokio, lo svizzero sarà lì di sicuro: per contratto con il munifico sponsor giapponese e perché, vincendo il torneo in singolare, chiuderebbe il cerchio con l'unica cosa che gli manca. Ma in fondo, se così non fosse, non sarebbe più un dramma (sportivo s'intende): il virus è stato più forte anche del mito di Federer e ha spazzato le lacrime di un addio. Pensavamo insomma che il giorno in cui l'avremmo visto salutare il tennis, nulla sarebbe stato più come prima.

Purtroppo, però, nulla lo è già ora.

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