Il colpo di scena era prevedibile. Antonio Conte e la Juventus vivevano da separati in casa. Da un anno, da due, forse dall'inizio della loro avventura strepitosa. L'allenatore salentino mal ha sopportato alcune strategie, chiamiamole così, non soltanto di mercato ma di comunicazione, di rapporti. La vicenda della sua squalifica aveva accentuato il clima caldo tra le parti, Conte aveva chiesto e ottenuto l'allontanamento dell'avvocato Briamonte, scegliendo e portando all'interno della vicenda l'avvocato Giulia Bongiorno. Poi il rapporto con il responsabile della comunicazione bianconera, Claudio Albanese, ha rappresentato un altro anello debole che è stato affrontato ma non risolto chiaramente dalla società. Una incomunicabilità che ha intossicato il dialogo tra tecnico e club. Il carattere spigoloso ma sincero del professionista leccese non è mai piaciuto a una certa parte della proprietà che, nel tempo, si è dovuta rendere conto, tuttavia, dell'importanza determinante dell'allenatore, per lo spogliatoio, per il popolo dei tifosi, per l'immagine stessa del club reduce da stagioni mediocri, con un bilancio devastato e il peso caricato esclusivamente sullo stesso tecnico. Antonio Conte ha capito di non poter continuare, lo ha capito nelle ultime ore dopo aver sentito sotto la pelle che qualcosa si era ormai concluso, che John Elkann nulla aveva mai detto e nulla sta dicendo sul presente e sul futuro della squadra.
Conte ha ringraziato Andrea Agnelli e il resto della comitiva senza un solo accenno al maggiore azionista di riferimento. Se la Juventus ha deciso di separarsi consensualmente deve aver compreso, lei per prima, di non potere fare nulla per cambiare la situazione, non soltanto la testa del proprio allenatore. Senza la fiducia totale, senza le garanzie necessarie per un grande allenatore di un grande club, l'epilogo avrebbe dovuto realizzarsi già nel maggio scorso. L'atto di affetto di Conte non ha trovato risposta adeguata. La Juventus è nuda, oggi, senza il vero artefice dei suoi successi nazionali. Andrea Agnelli, su suggerimento di Antonio Giraudo (volgarmente dimenticato o evitato dalla proprietà che però si è tenuta i due scudetti conquistati nel periodo maligno), Andrea Agnelli, dicevo, aveva scelto Conte, adesso sarà difficilissimo trovare una alternativa, non immediata, ma di uguale censo. Lo confermano gli errori commessi nel passato prossimo, da Ferrara a Zaccheroni a Del Neri. È il momento più delicato e critico per il club chiamato a confermare i risultati di questi ultimi tre anni.
La Juventus ha perso non soltanto un grande allenatore ma l'occasione per dimostrare di essere grande anche nella difficoltà del momento.
Passano i tecnici, resta la storia, di solito si dice e si scrive così. Non è questo il caso. Conte è libero di scegliere il proprio futuro, magari per la nazionale italiana. La Juventus, invece, è prigioniera del proprio passato e non conosce il proprio futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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