Anche i supereroi si ammalano. Quando si tratta di campioni dello sport viene naturale pensare che siano indistruttibili e protetti da un'armatura d'acciaio. Si pensa che nulla li possa scalfire. Non è così. Il Setterosa, per esempio, colpito da un virus alla vigilia, lunedì è stato sconfitto 16-10 dalla Spagna nella seconda gara degli Europei di pallanuoto di Budapest. Un boccone amaro da mandar giù, come quello che sei ragazze, vittime di un'intossicazione alimentare, hanno dovuto inghiottire la sera precedente, costringendole a una nottata in bianco. Quello del Setterosa, in realtà, è solo l'ultimo dei casi di virus o intossicazione che finiscono per tarpare le ali dei campioni sportivi. Di vigilie tormentate, infatti, il libro dello sport è pieno. A marzo un'epidemia influenzale si è abbattuta sulla Polonia di Milik e Piatek. Nel 2015, Carlos Dunga additava l'uscita del Brasile dalla Coppa America al virus che aveva colpito ben quindici elementi della squadra. Un'intossicazione alimentare per un ingestione di pesce avariato nel 68 costò addirittura la vita all'uruguaiano Julio Cesar Benitez, colpito da un arresto cardiaco alla vigilia di Barcellona-Real. Due anni dopo, ai Mondiali messicani del 1970, il mitico portiere Gordon Banks si prese un'intossicazione alimentare e non fu in grado di difendere i pali dell'Inghilterra nel quarto di finale perso 3-2 contro la Germania Ovest. Se ci fosse stato Banks e non il suo vice, l'oriundo Bonetti, che fece entrare tre tiri non irresistibili, probabilmente non avremmo assistito a Italia-Germania 4-3.
Un mese fa, la Pellegrini rivelò di avere vomitato la sera prima dell'argento europeo nei 200 stile. Come Paltrinieri, solo terzo nei 1500 agli Europei 2018 per colpa di un virus intestinale. Stesso guaio fisico che ha impedito a Ivan Basso di vincere il Giro d'Italia 2005: il varesino arriverà in maglia rosa a Livigno con 42 minuti di ritardo ma non abbandonerà la corsa, anzi riuscirà poi a vincere due tappe. Nel Giro 1954 la maglia rosa Fausto Coppi beccò mezz'ora di ritardo nella Palermo-Taormina a causa di un'intossicazione alimentare (si dice per colpa delle ostriche), che mise in ginocchio tutta la Bianchi, vincitrice nella cronosquadre inaugurale. Nel 1991, invece, la Pdm di Breukink e Kelly abbandonò il Tour dissero per un'intossicazione da cibo. Un ritiro che destò scalpore e sospetti. Intossicazione alimentare da cui, al contrario di molti, riuscì a risollevarsi Michael Jordan, che trovò la forza di giocare una delle partite più memorabili della carriera. Il riferimento è al famoso Flu Game, gara-5 della finale Nba del 1997 vinta in trasferta dai Bulls 90-88. Fu una vigilia tribolata quella di MJ, costretto a restare sdraiato sul letto per colpa qualcuno dice - di un'intossicazione da pizza. Ciononostante, risultò decisivo con 38 punti.
Stremato e sul punto di crollare a terra, resta il ricordo di un Jordan sorretto dal compagno di squadra Scottie Pippen. Un'immagine che testimonia da un lato come i supereroi diventino vulnerabili come Superman alla kryptonite e, dall'altro, come pure Batman abbia bisogno di una spalla di nome Robin sulla quale appoggiarsi.
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