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Serie A stile Premier. Ecco come il fondo CVC vuole rivoluzionarla

La Lega ha sei settimane per decidere sull'offerta ricevuta da due miliardi per il 20% del business

Serie A stile Premier. Ecco come il fondo CVC vuole rivoluzionarla

Decreto ingiuntivo, risarcimento danni, la possibilità di oscurare il segnale a Sky come extrema ratio. La guerra di logoramento tra la Serie A e i suoi principali clienti, vale a dire le televisioni, continua a tenere in scacco il calcio italiano. Eppure dietro l'angolo potrebbe esserci la svolta per liberare il sistema dalla dipendenza da broadcaster: il comitato ristretto dei presidenti della Lega di A sta vagliando l'offerta lanciata nelle ultime settimane dal fondo paneuropeo Cvc Capital Partners, che sul tavolo ha messo circa due miliardi di euro e un impegno garantito nel medio termine, dai 5 ai 10 anni, a seconda degli esiti dell'operazione. L'obiettivo è rifare il look alla Serie A, per farne un prodotto attraente anche all'estero, all'altezza dei principali campionati europei e sulla scia della ricchissima Premier League. Fonti raggiunte dal Giornale confermano l'esistenza d'un piano che prevede la creazione di una società di scopo finalizzata a valorizzare gli aspetti commerciali della Lega Serie A, puntando su progetti ben definiti e che darebbero una marcia in più a tutto il sistema. In programma ci sono il potenziamento del marchio, lo sviluppo dei vivai, gli investimenti sugli stadi (nuovi o da ristrutturare) e una valorizzazione più redditizia dei diritti tv proprio a causa della stimata crescita di appeal rispetto all'élite europea.

Cvc è pronta a prendere in mano fino al 20% delle quote e il cospicuo investimento sarebbe linfa vitale perché finirebbe in parte nelle casse della Lega Serie A e in parte direttamente ai club, a sostegno della parte sportiva proprio per sviluppare i progetti menzionati. A spingere per una nuova internazionalizzazione, nella cogestione con la Lega, è previsto anche l'ingresso mirato di nuovi manager per rilanciare l'immagine di un calcio italiano che all'estero sappia ricollocarsi, vendendo di più e meglio. Non soltanto i match di cartello in Cina o in Medio Oriente, non soltanto il merchandising dei club e dei campioni più blasonati.

Oltre a una radicata presenza a livello globale, sul mercato italiano il fondo in questione ha già esplorato il mondo dell'entertainment, passando dal parco divertimenti di Gardaland al rilancio delle palestre Virgin Active, ma si è esteso fino al settore farmaceutico con Recordati e ai servizi finanziari con Cerved. Tra le altre cose, ha già investito nel nostro Paese due miliardi di capitale nelle aziende in cui è presente e ora la stessa cifra la mette per intero sul piatto di via Rosellini. Il massiccio investimento, con fondi raccolti tra investitori istituzionali e grandi ricchi, certifica l'enorme portata del progetto, soprattutto in un periodo di crisi dettato dalla pandemia, con l'industria del pallone messa a dura prova e assetata di nuovi capitali. Ovviamente per Cvc non c'è solo il forte piano industriale, su cui ha spuntato l'esclusiva con la Lega per valutare la proposta entro sei settimane, ma anche il risvolto finanziario e l'annessa plusvalenza da realizzare. Come da prassi, nei piani del fondo british c'è una valorizzazione dell'investimento da fare al momento opportuno, idealmente nell'arco di 10 anni, con un'uscita di scena che prevede la quotazione in borsa della società creata ad hoc o la rivendita della propria fetta alla stessa Lega. L'offensiva sferrata all'inizio di maggio era già stata confezionata qualche mese fa, gli effetti della crisi da Covid-19 hanno accelerato il dialogo, così com'è successo nei giorni scorsi con l'acquisizione, sempre da parte di Cvc, del 28% della Superlega del rugby, il Guinness Pro14. Ora il radar è puntato dritto sul nostro calcio, la rivoluzione potrebbe essere epocale.

Anche per il destino delle televisioni.

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