Quasi un miliardo di euro in fumo. Ottocentocinquanta milioni per la precisione. Il sistema calcio rischia la bancarotta a causa del coronavirus e il conseguente blocco della Serie A. La sospensione provocherà ingenti perdite per tutto il movimento pallonaro italiano. Ecco perché la Lega spinge per il ritorno in campo delle squadre, in modo da concludere la stagione, non appena l'emergenza sarà superata. Conditio sine qua non che la A ritiene fondamentale per evitare il possibile crack. Favorevoli in tal senso pure le principali leghe europee (Liga, Ligue 1 e Bundesliga), che hanno chiesto al numero uno del calcio continentale, Aleksander eferin, di posticipare al 2021 l'Europeo per privilegiare appunto i tornei nazionali. La rassegna continentale di Euro 2020 vale a livello di ricavi come 3 Champions League per l'Uefa, ma ai club non porta un euro a bilancio. I calciatori vengono, infatti, totalmente pagati con ingaggi milionari dalle società. Gli stessi stipendi sono, però, possibili grazie ai diritti tv, pertanto finire i campionati diventa indispensabile per i presidenti. Inoltre non assegnare lo scudetto e non giocare le rimanenti giornate di campionato esporrebbe la Serie A a possibiii cause di risarcimento da parte degli sponsor e/o a non vedersi riconosciuta l'ultima quota (30%) di diritti tv annuali (1,4 miliardi) da incassare, che la massima serie introita dai broadcaster Sky (780 milioni), Dazn (193) per l'Italia e Img all'estero (371 scesi a 361 dopo la guerra con Rai International). Soldi già spesi da molti patron e senza i quali diversi club rischiano di finire gambe all'aria. Da non dimenticare neppure il crollo a Piazza Affari per la società quotate in Borsa (Juventus, Lazio e Roma), a cui bisogna sommare i mancati ricavi derivanti dal merchandising con le vendite azzerate.
Un bagno di sangue che allarma i presidenti. Domani ci sarà, in conference call, un'altra Assemblea di Lega per provare a trovare soluzioni. Una delle quali prevede, a detta della Serie A, l'aiuto del Governo, che dovrebbe scontare alle società i contributi IRPEF sugli stipendi dei giocatori. Lo stato perderebbe così 150 milioni, ma garantirebbe di fatto la sopravvivenza alla terza azienda italiana. D'altronde la questione è semplice: la chiusura degli stadi congiunta alla non disputa delle gare sottrae ai club il 100% degli incassi alle voce entrate (300 milioni tra botteghini e sponsor), mentre le uscite (stipendi e costi di gestione) restano le medesime.
L'obiettivo della Serie A - con l'auspicio che l'emergenza coronavirus possa esaurirsi nel giro di un mese e mezzo - è quello di ripartire con il campionato nel weekend del 2-3 maggio. Una decisione che potrebbe essere deliberata nel Consiglio Federale del 23 marzo. Lo stop ad allenamenti e attività si protrarrebbe, invece, fino a metà aprile.
Dopodiché i club tornerebbero ad allenarsi effettuando un richiamo della preparazione per giocare, ogni tre giorni, a maggio e giugno. In questo modo i campionati e le coppe nazionali verrebero completate senza decisioni a tavolino, evitando il caos di infiniti ricorsi che paralizzerebbero il mondo del pallone.
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