Togliete tutti i super: Supercoppa, Superderby, anche Supersquadre nel caso qualcuno fosse stato preso dalla pessima idea. Qui di Super rischia di esserci solo la delusione e, magari, il numero di tv collegate. Milan e Inter si giocano in Arabia il derby per la coppetta bis di casa nostra (la prima è la coppa Italia) e non è una brutta idea: eviteranno fischi e per i fiaschi meglio essere lontani da San Siro. Peggio per chi perde, certo. Ma entrambe non salveranno la faccia di questa mezza stagione da grigio umorale. Vincere per togliersi qualche ruga, non tanto per sorridere ed evitare lo zero tituli. In tal senso il Milan rischia di più. Erano partite con altra dimensione, mentale e strutturale. Gli stornellatori inneggiavano al buon mercato. Le nuvolaglie ronzavano intorno alla testa di Inzaghi che, evidentemente, non ha gran appeal presso il suo pubblico, ma questo è nel Dna interista da sempre. Invece Pioli se la godeva per uno scudetto arrivato per caso. Ed, infatti, nessuno ci ha fatto caso: al caso. Ora sono tornati sulla terra: il Milan ha solo un punto in meno rispetto al campionato scorso ma ha già perso troppo terreno ed è fuori dalla coppa Italia. L'Inter subisce valanghe di gol in trasferta, non sta meglio in classifica ma può credere ancora nelle due coppette. Per entrambe, poi, ci sarebbe la Champions: servirebbe almeno una semifinale. Val la pena chiedersi: dov'è l'errore? Voce di popolo dice: per il Milan mercato fallimentare, per l'Inter indice su Inzaghi.
E qui sta il dubbio: i rossoneri avevano capito che servivano rinforzi più efficaci, non avendo ancora una squadra da scudetto nonostante lo scudetto? E perché mai le colpe sono di Inzaghi quando il mercato nerazzurro mostra nei fatti la debacle? Chi (leggasi dirigenti) ha acquisito Bellanova e Asllani, chi ha creduto in Lukaku dopo i disastri inglesi e perduto Perisic, chi non ha acquistato uno stopper al posto del pensionabile De Vrij? E, semmai, merito a Inzaghi che ha insistito per Acerbi. A ciascuno le sue colpe. Oggi il derby di Milano non è da ultima spiaggia, ma è già tardi per intonare il nessun dorma.
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