Qualcuno ce la fa, altri no. Come sempre, in ogni campo. Se però si è figli d'arte, le aspettative sono alte e il cognome pesa. Almeno in teoria. Quando però c'è la passione, tanto vale seguirla anche se è la stessa del (famoso) papà: saranno poi la vita e i risultati a esprimere il verdetto circa il futuro di ogni virgulto. Tra questi, anche Mick Schumacher il quale nel weekend ha fatto le sue prime gare di qualifica a Misano in Formula 4: due vittorie per gradire, più il quinto posto nella gara finale corsa in rimonta. Lasciarlo crescere in santa pace sarà cosa buona e giusta, ma è chiaro che lui stesso si troverà mille volte di fronte al paragone con il celebre papà sette volte iridato di Formula Uno. Un mondo quello delle macchine che si presta a essere frequentato dai figli di': Jacques Villeneuve ha continuato per esempio il percorso dello sfortunato Gilles, diventando nel 1997 il primo pilota canadese iridato. Proprio Jacques parlando del piccolo Schumi a il Giornale aveva detto un mese fa: «Al figlio d'arte non viene dato il tempo di imparare. O sei bravo o sei bravo». Vale per Damon Hill che ha eguagliato il papà Graham, due volte campione del mondo. A fine anno potrebbe valere per Nico Rosberg, attuale leader del mondiale, figlio di quel Keke, iridato con la Williams nel 1982.
Se poi si sconfina in altri sport, gli esempi sono decine. La più recente attualità ha riportato alla ribalta la famiglia Maldini: l'appena scomparso Cesare aveva alzato al cielo la prima Coppa Campioni del Milan, il buon Paolo ha pensato bene di vincerne addirittura cinque e tutte da protagonista. Senza arie da sbruffone e sempre a testa alta, dentro e fuori dal campo: come dire che la classe ereditata dal papà non riguardava soltanto la capacità di correre dietro un pallone. E se i Maldini hanno rappresentato tanto per la storia del calcio, altrettanto si può dire per i Mazzola: da papà Valentino simbolo del Grande Torino al figlio Sandro che per l'Inter è stato tanto se non tutto. Anche in piscina i geni contano: Tania Cagnotto è stata infatti in grado di offuscare dal trampolino la stella di papà Giorgio, vincendo dieci medaglie (di cui una d'oro) ai Mondiali. Impossibile poi non ricordare Aldo Montano, nato in una famiglia di sciabolatori dove il più scarso è stato bronzo olimpico: qui siamo andati oltre, non solo il papà anche il nonno. E se poi sei figlio di una superstar assoluta, non è nemmeno detto che tu non possa scoprirti bravo quanto il papà ma in un altro sport: Yannick Noah ha mostrato meraviglie nel tennis vincendo anche un Roland Garros, mentre suo figlio Joakim è una stella Nba e scusate se è poco. A proposito di basket, Dino e Andrea Meneghin si sono addirittura sfidati sul parquet: immenso il primo, ma super pure il secondo. E Danilo Gallinari, oggi stella di Denver, è figlio di quel Vittorio che di Meneghin padre fu a lungo compagno. Rimanendo alla palla a spicchi, Domantas Sabonis si dichiarerà eleggibile al prossimo draft Nba: Domantas è figlio di Arvydas, Hall of Famer che cambiò totalmente la concezione del centro nel basket moderno, vincendo l'iniziale diffidenza degli americani nei confronti di chi arrivava dal Vecchio Continente.
Di padre in figlio o figlia, ma anche di madre in figlia. Come Ninna Quario mamma di Federica Brignone, entrambe sul gradino più alto in coppa del mondo nello sci.
Poi è chiaro che non mancano i fallimenti, pure clamorosi: Diego Sinagra, in arte Maradona Jr, è passato dal reality «Campioni» dedicandosi poi al beach soccer, mentre Edinho il figlio di Pelè era stato portiere di non grande successo nel Santos prima di essere condannato a 33 anni di carcere con l'accusa di riciclaggio di soldi del narcotraffico. Come si suol dire: non tutte le ciambelle riescono con il buco.
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