Shiffrin, Marquez e il diritto di sentirsi i n°1

Shiffrin, Marquez e il diritto di sentirsi i n°1

Torna? Non torna? È ufficiale: torna. Oggi, direttamente dagli Stati Uniti con un volo privato, Mikaela Shiffrin arriverà in Europa, poserà i suoi piedi sul suolo finlandese per poi presentarsi in gara a Levi nei primi due slalom della stagione. Si è parlato tanto di questo ritorno, dieci mesi dopo l'ultima volta a Bansko, un superG vinto (anche) grazie alla caduta di Federica Brignone a 4 porte dal traguardo. Poi la programmata rinuncia alle gare successive e, improvvisa, la tragica morte del padre che l'ha mandata in tilt. Da allora, se non sui social, Mikaela è stata quasi un fantasma, apparsa e scomparsa a ottobre dalle nevi di Sölden, tornata in Colorado, dove si è allenata nelle ultime settimane, e infine ricomparsa nel buio delle terre lapponi.

A differenza delle rivali, Mikaela non ha viaggiato sul volo charter partito ieri mattina da Zurigo e atterrato a Kittila. No, per lei, per Petra Vlhova e le atlete scandinave che da tempo stavano allenandosi al nord, si è fatta un'eccezione. Nella bolla predisposta dalla Fis loro sono entrate oggi e non si sa ancora se il team Shiffrin alloggerà con il resto della truppa nell'hotel ufficiale o se potrà stare in disparte fino a sabato, quando per forza di cose Mikaela dovrà presentarsi in pista. Per la prima volta negli ultimi 4 anni, l'americana non partirà nel primo slalom della stagione indossando il pettorale di leader. Quello starà sul possente busto di Petra Vlhova, vincitrice della coppa di specialità nella scorsa stagione. Già, penseranno molti, vincitrice perché l'altra non c'era, dimenticando che negli ultimi due slalom disputati da Mikaela, era il mese di gennaio, Petra aveva vinto e lei era finita una volta seconda e una terza, subendo poi il sorpasso in classifica nella gara disertata dopo la scomparsa del padre. Morale? Se è giusto e sacrosanto rispettare le scelte della Shiffrin, è altrettanto importante rispettare il diritto delle rivali di sentirsi campionesse per merito e non per l'assenza della regina.

Se Federica Brignone ha vinto tre sfere di cristallo e Petra due o, cambiando sport, se Joan Mir è ora il Campione in MotoGP, non è solo perché mancavano rispettivamente la Shiffrin e Marquez.

È perché loro quei titoli se li sono meritati, facendosi trovare pronti al momento giusto. Detto ciò, la Shiffrin per tutte resta la numero 1, la donna da battere. E se Mikaela ha finalmente deciso di tornare al via di una gara è perché lei sa di poter ancora battere tutte.

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