Si indaga su Bonucci: «Sapeva della combine»

Si indaga su Bonucci: «Sapeva della combine»

MilanoÈ la «maledizione del Bari», il marchio che segna i calciatori passati in questi anni nella squadra dei galletti pugliesi, e che li insegue anche ora che hanno spiccato il volo verso lidi più prestigiosi. La vittima più illustre di questa maledizione è Leonardo Bonucci, difensore della Juventus e della Nazionale.
Bonucci nel Bari ha giocato una sola stagione, il campionato 2009-2010. Ma le inchieste delle procure di Bari e di Cremona hanno raccontato che già in quell’anno la squadra pugliese era infestata dalla corruzione ad opera degli «zingari», il clan del calcioscommesse, emissari in Italia del network planetario di Tan Seet Eng. Per una stagione intera, Bonucci ha vissuto in un ambiente dove la presenza dei soldi sporchi degli «zingari» era palpabile. E in una occasione, secondo la deposizione di un testimone, anche lui era al corrente della combine. Il testimone non dice se Bonucci era direttamente colluso, o ha semplicemente assistito in silenzio. Per le indagini penali, è una differenza sostanziale. Ma per la giustizia sportiva, che sta muovendo in queste settimane i suoi primi passi, anche il silenzio-assenso è una colpa pesantemente sanzionata.
Bisogna tornare indietro al maggio del 2010. È la trentasettesima giornata di campionato, in testa alla classifica c’è l’Inter di Josè Mourinho avviata a realizzare il leggendario triplete. Leonardo Bonucci fino a pochi mesi prima era un tesserato dell’Inter, ma dal 2007 ha vagato tra prestiti e serie inferiori. A Bari è arrivato nell’estate precedente, pedina del valzer che ha portato alla corte di Mourinho i genoani Thiago Motta e Diego Milito. Nella squadra pugliese, Bonucci disputa una buona stagione. Chissà se si è accorto delle cose strane che succedono dentro e fuori dallo spogliatoio. Dei traffici di Andrea Masiello, difensore anche lui, con quei tipi con l’accento dell’est che ronzano intorno alla squadra. O di quell’Angelo Iacovelli, che non è un dipendente della squadra, in teoria fa l’infermiere, ma si muove tra i giocatori come un factotum, e nel tempo libero traffica anche lui con gli «zingari». Chissà. Di sicuro c’è che intanto Bonucci pensa a giocare bene: tanto che a luglio, appena finito il campionato, lo prenderà la Juve, e gli si aprirà la strada che lo porterà fino in Nazionale.
Di mezzo, però, c’è quella domenica 9 maggio. Il Bari sale al «Friuli» a incontrare l’Udinese. Entrambe le squadre navigano a mezza classifica. É il classico match di fine stagione tra due squadre che non hanno niente da vincere né da perdere, e che da sempre sono la preda preferita dei truccatori di calcio. Udinese-Bari, dicono oggi le inchieste parallele delle due procure, non fa eccezione. Sull’esito del tranquillo match primaverile cominciano a piovere scommesse sui siti italiani e stranieri. Interi gruppi di puntate vanno sull’over, il risultato a pioggia di gol. E la pioggia di gol arriva: 3-3 il risultato finale, con doppietta di Totò Di Natale e rocambolesco pareggio del Bari a tempo scaduto, quando Almiron beffa di testa Handanovic. Leonardo Bonucci quella partita la gioca tutta, dal primo al novantesimo.
Oggi Udinese-Bari è una delle partite che i due «pentiti» contrappposti del filone pugliese dell’inchiesta, Andrea Masucci e lo pseudoinfermiere Iacovelli, inseriscono nell’interminabile elenco delle combine del Bari. Anzi, è la prima in ordine cronologico, l’unica della stagione 2009-2010: ne seguiranno molte altre, in un crescendo rossiniano di valigie di quattrini e di rigori ciccati, di papere inspiegabili e di regolamenti di conti in spogliatoio.

Di questa cupa stagione, segnata persino dall’ingresso in scena di gente in odor di mafia, Bonucci per sua fortuna non saprà nulla: è a mille chilometri di distanza, a Torino. Ma quel maledetto 9 maggio, in campo a Udine, c’era anche lui. E una delle gole profonde dell’inchiesta dice: anche Bonucci sapeva.

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