di Il famoso fattore campo? Una delle solite balle nostrane. Eventualmente riguarda i deficienti che uheggiano contro i ragazzi di colore, Roma sta diventando un punto di riferimento per il ranking dei cafoni.
La Juventus rispedisce a casa Lotito il pacco costruito in Lega e si porta a casa la supercoppa con una vittoria senza macchie, strilli, come accadde a Pechino con i napoletani di De Laurentiis. Non ci sono proteste se non quelle dei laziali nei confronti del proprio allenatore che poco ha capito di quello che stesse accadendo in campo. Piuttosto da mandare a memoria la partita nella partita di Antonio Conte che ne ha avuto per tutti, senza distinzione. La cosa migliore l'ha riservata ad Arturo Vidal che con leggerezza aveva sbagliato un passaggio facile facile: «vergogna!», tanto per ricordargli che il gioco del football non è una passeggiata anche se si svolge a Roma, città eterna. Come Vidal anche Lichtsteiner che nel cuore di Conte proprio non sta, è stato rispedito nello spogliatoio in anticipo nonostante una prestazione ben oltre la sufficienza ma anche scriteriata sotto il profilo tattico. Poi, quando è entrato Ogbonna che si è aggiunto ad Asamoah come esponente di colore diverso dal resto della razza superiore di idioti, sono partiti i fischi e altri insulti riservati anche a Pogba.
Ecco, dunque che il football dell'Olimpico si è fatto riconoscere ancora una volta e le parole di papa Francesco nei giorni scorsi sono stati coriandoli inutili per un popolo di ignoranti e infedeli che sono ripartiti dai soliti atti impuri. La supercoppa di Roma è stata la fotografia di come stanno le cose in Italia. Federcalcio, Coni, Lega possono e debbono fare qualcosa. Se non ne hanno il coraggio, per paura o complicità, allora si arrendano.
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