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Si ritira Ratko Rudic, il sergente di ferro che fece grande il Settebello

Lo storico allenatore del Settebello, protagonista del leggendario successo alle Olimpiadi di Barcellona, chiude una lunga carriera in panchina

Si ritira Ratko Rudic, il sergente di ferro che fece grande il Settebello

Ratko Rudic lascia la pallanuoto: il tecnico, protagonista assoluto alla guida del Settebello, ha deciso alla soglia dei 72 anni di chiudere la sua lunghissima avventura a bordovasca.

''Se vuoi vincere, non pensare alla vittoria'', una frase che appare quasi paradossale se pronunciata dall’allenatore più vincente della storia della pallanuoto. Conta prepararsi, lavorare, allenarsi, ''ma non puoi controllare il risultato''. Rudic spiega così quello che probabilmente è uno dei segreti del suo successo, una lezione di sport, visto nella sua reale essenza. Carattere irascibile, istrionico, balcanico puro, un vero sergente di ferro, avrà il merito di guidare il gruppo azzurro per un decennio, portando tanti trionfi soprattutto nella prima parte della sua gestione. L'Italia nel suo destino, un idillio che cambierà per sempre la storia della pallanuoto italiana. Nel 1991 la guida tecnica della Nazionale Italiana passa al maestro croato che dopo la dissoluzione della Jugoslavia con cui vince praticamente tutto, sceglie di guidare il Settebello azzurro. Un ciclo leggendario, ricco di successi e in cui brilla ancora, l'oro olimpico conquistato alle Olimpiadi di Barcellona.

La vittoria in Spagna arriva quasi a sorpresa dopo una finale epica contro i padroni di casa, spinti dal pubblico di casa e da un arbitraggio piuttosto casalingo. E' una calda domenica di agosto, il giorno di chiusura dei Giochi nella città catalana. La piscina Bernat Picornell è gremita, e i sogni di indipendenza catalana lasciano il passo alla voglia di aggiungere un oro in più al medagliere spagnolo, mai così ricco come in questa occasione. Una partita indimenticabile ricca di tensioni con Rudic che viene quasi alle mani con il collega iberico per difendere i suoi ragazzi. L’Italia batte i padroni di casa della Spagna per 9-8 con gol decisivo al terzo doppio supplementare di Ferdinando Gandolfi. ''Piranhas contra truchas'' dirà lo spagnolo Manuel Estiarte, all’epoca considerato il Maradona o il Michael Jordan della pallanuoto, una volta ripresosi dallo choc della sconfitta. Rudic ce l'aveva fatta, aveva portato i suoi tredici uomini sul gradino più alto del podio. Una squadra leggera e umorale, capace di splendide partite, ma mai di portare a casa grandi vittorie era diventata una squadra di piranhas, proprio come voleva il suo allenatore.

Dopo la fine dell'esperienza in azzurro, chiusa in maniera triste con l'esonero dopo la rissa nel match contro l'Ungheria, comincia a girare il mondo guidando prima gli Stati Uniti poi il Brasile. Nel mezzo l'esperienza con la sua Croazia con cui batte proprio l'Italia del suo allievo Sandro Campagna in finale ai Giochi di Londra. Il resto è storia recente l'approdo alla Pro Recco, la sua prima esperienza in una squadra di club, sugellata dalla conquista di una Coppa Italia. Poi lo stop per il Covid-19, e una lunga pausa di riflessione prima di annunciare una decisione, già presa da tempo. Adesso potrà finalmente dedicarsi ai suoi quadri, la sua più grande passione dopo la pallanuoto ma il pensiero di tutti gli appassionati correrà sempre a quel pomeriggio di agosto del '92. Quei supplementari infuocati contro la Spagna, la rete di Gandolfi e poi il trionfo. Il Settebello di Rudic nella leggenda olimpica.

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