Vincere, vincere sempre. Un precedente ne crea un altro e diventa legge. Per il calcio italiano dici Juventus e pensi che questi sceriffi in bianconero hanno in mano la cittadella del pallone, padroni oggi come lo sono stati tante volte anche in passato. Merito e gloria tutta per loro perché nulla è più persuasivo del successo a cui ci si inchina volentieri. Non tutti, è chiaro, e lo si capisce dalle bestialità scritte sui muri, dai cori negli stadi.
Se trovi Bolt, Nurmi, Zatopek, se incontravi Carl Lewis ti sembrava che intorno non ci fosse nessun altro, anche se facevano primati, anche se compivano imprese storiche. Questo campionato di calcio non accetta il proverbio arabo che per godere bisogna dimenticare. Come si fa a dimenticare il filotto dorato dalla Juventus, prima con elettrino Conte e poi col livornese Allegri.
Dicono che se a vincere sono sempre gli stessi alla fine ci si annoia. Ma per chi riesce a far sentire gli avversari eterni secondi l'abitudine è tutto, come nell'amore. Anche altri sport hanno vissuto sotto dominazioni che sembravano invincibili, ma poi il tempo, le crisi economiche, hanno cambiato tante storie.
Pensiamo al rugby, ai 7 scudetti in fila vinti dall'Amatori Milano fra il 1938 e il 1946, placcando anche fra le bombe. Adesso sono quasi tutte macerie e la città dei leoni in maglia bianca non ha più una squadra nella massima serie, per la verità non ha neppure un campo decente, ma questo è un destino per tanti altri sport anche se, ogni tanto, qualcuno si sveglia e vorrebbe avere una Olimpiade sotto la Madonnina.
La stessa cosa potrebbero dire quelli dell'hockey su ghiaccio, 5 scudetti per il Milano fra il 1925 e il '31, gli stessi successi in fila per le Vipere ambrosiane dal 2002 al 2006. Adesso neppure la serie A. Un po' quello che è accaduto a Cortina, 5 scudetti fra il '64 e il '68 e ora soltanto sogni per i mondiali di sci.
Sappiamo tutti come si è amaramente conclusa l'epopea cestistica della Mens Sana Siena che con l'abbraccio mortale sotto il Monte dei Paschi ha vinto 7 scudetti in fila, ma ne potrebbe perdere due col processo sportivo per pagamenti che non sembrano legali. Un doloroso viaggio senza fine nei tribunali, mentre Milano rivendica i suoi record: 8 titoli fra il 1920 e il 1928 con l'ASSI pigliatutto anche se Costanza ed Internazionale hanno spezzato la serie, 5 scudetti in fila per Rubini e la sua Olimpia dal 1950 al 1954.
Nella pallavolo hanno vissuto due dominazioni, ma se quella di Ravenna, 4 scudetti, non ha lasciato eredi, bisogna dire che la tradizione di Modena, ancora oggi onora i 4 titoli vinti fra il 1986 e il 1989 quando il volley conobbe la rivoluzione Velasco che poi ci ha regalato la Nazionale del secolo anche se maledetta in due appuntamenti olimpici.
Nessuna dominazione è paragonabile comunque a quella della pallanuoto di Recco, prima e dopo il caimano Pizzo, 12 scudetti in fila dal 2006 insieme al record di partite senza sconfitte, 73, che ha polverizzato la storia di tutti gli altri sport.
Non si sa più niente di Genova e Roma che nell'hockey su prato hanno vinto 4 volte di fila, come Nettuno con la sua quaterna dorata del baseball, nel 1951-54, che soltanto il Milano di Gigi Cameroni ha tentato di eguagliare, ma senza arrivare oltre il terzo titolo consecutivo, vincendone tanti, ma non in serie come ha fatto la pallamano di Trieste, 5 successi per una città che ha avuto gloria e campioni dalla pallanuoto al basket, al nuoto. Campioni a cui si deve brindare: gloria alla Juventus e alle sorelle dominanti, senza farsi ubriacare dall'invidia, ma cercando di copiare e di farlo bene.
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