La Signora ama troppo il rischiatutto

A Napoli la Juve ha speculato. Potrebbe costare caro ripetersi con Sarri e Barça

La Signora ama troppo il rischiatutto

Finora ha scherzato, adesso è venuto il momento di fare sul serio. Tre partite per capire molte cose, non tutto ma una fotografia più chiara del profilo che la Juventus ha offerto in questi mesi. Domani contro il Napoli ma stavolta partita secca, fuori o dentro la finale di coppa Italia, quindi e poi le due sfide di champions contro il Barcellona. Non c'è altro. Allegri deve intendere e farsi intendere. È finito il ritornello di repertorio: «I giudizi si fanno a marzo». Marzo è passato, la Juventus è in corsa su tre fronti ma non è ancora deciso nulla definitivamente e le immagini dell'ultima esibizione di campionato non sono confortanti.

La Juventus avrebbe potuto mangiare l'avversario ma gli ha permesso di accomodarsi alla tavola, rischiando anche di perdere il posto. C'è molta differenza tra furbizia e intelligenza. La Juventus di Napoli è stata intelligente ma non astuta, avrebbe potuto condannare la squadra di Sarri ma ha scelto, dopo il gol di Khedira, di rintanarsi, speculando sulla tattica e sull'esperienza di alcuni dipendenti, al punto che il Napoli è andato a sbattere contro il muro bianconero, arrivando una sola volta, su azione, alla conclusione positiva.

Ma contro il Barcellona e contro lo stesso Napoli, in una partita secca, il gioco sarebbe rischioso. Così sarebbe rischioso confermare la stessa formazione iniziale, rinunciando a Cuadrado per Lemina che, a mio parere non è stato così disastroso come alcune pagelle hanno sentenziato, e soprattutto Higuain solo e isolato in avanti senza una spalla vera, Dybala per dire, essendo Mandzukic al risparmio, nemmeno combattente e combattivo in fase di recupero e nuovamente infortunato al ginocchio.

Juventus da riequilibrare, dunque, Allegri conosce benissimo i limiti e le virtù dei propri uomini, compresa l'astenia di Bonucci che sembra volerti fare un favore a giocare la partita. Da qui alla fine ci sono alternative efficaci, Dani Alves, Rugani, Alex Sandro per far rifiatare chi è afflitto dal logorio del football moderno. Ma una cosa è il turn over un'altra la rivoluzione tattica che crea soltanto disordine e può produrre incertezza, come nel secondo tempo del San Paolo.

Ritornare a Napoli, come primo impegno, dopo il pareggio di ieri, non è certo piacevole, non per i fischi e gli insulti, che sono il bagaglio appresso della squadra e dei suoi dirigenti, ma proprio il remake di qualcosa che si è appena ingoiato e che non è stato del tutto digerito.

L'infortunio di Pjaca ha

creato un problema imprevisto e ieri a Torino si è presentato l'uruguagio Bentancur per le visite mediche. Agnelli e Marotta pensano al futuro ma il presente è ancora da chiarire. Tre partite e si capirà, tutto, o quasi tutto.

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