Torino Ripensare al mercato estivo della Juventus fa davvero sorridere. Una volta di più ancora dopo avere visto il primo tempo giocato ieri sera allo Stadium, contro l'Atletico Madrid, da parte di Dybala. In un aggettivo: imprendibile. In ogni zona del campo. Un furetto, una spia. Un giocatore con pochi eguali e un sinistro divino. Capace di giocare e dribblare nello stretto, di rincorrere l'avversario per rubargli palla come se fosse un centrocampista qualsiasi. Ma anche di trovare uno stop al volo con il pallone che gli era arrivato da dietro le spalle e di girarsi un fazzoletto per superare il povero Trippier. Per poi, in pieno recupero, azzeccare una punizione da posizione quasi impossibile, appena un paio di metri dentro il campo rispetto alla linea di fondo: palla all'incrocio dei pali opposto, Oblak battuto e Juventus in vantaggio. Per la cronaca: settimo gol stagionale, il che gli permette di essere momentaneamente il capocannoniere della squadra lasciando dietro di sé Ronaldo. Gol festeggiato dalla Joya con il saluto militare a Demiral che accende la polemica sui social e soprattutto in Turchia. «Scherziamo...», dirà Dybala dopo la gara. A fine serata, Signora vittoriosa 1-0 e primo posto nel girone in ghiaccio: i bianconeri affronteranno l'ultima trasferta, sul campo del Bayer Leverkusen, come se fosse una bella gita e poi si prepareranno ad assistere al sorteggio con l'animo sereno. Quanto al mercato estivo di cui sopra, anche i sassi ricordano che la Joya era già stata idealmente messa su un aereo per andare a giocare oltre Manica. O a Parigi. O in Spagna. Serviva una plusvalenza per mettere a posto il bilancio e il numero 10 pareva perfetto per garantirla. Invece, lui ha fatto le barricate, Sarri lo ha rigenerato e adesso sorridono tutti quanti a trentadue denti.
Prima della perla di Dybala, la Juve non aveva fatto male. Anzi. Il gioco era parso più fluido di altre volte, il possesso palla era stato clamorosamente superiore rispetto agli spagnoli (71% contro 29) e, insomma, il pubblico si era divertito. Quanto ai colchoneros, si erano fatti notare per un paio di pericoli portati dalle parti di Szczesny per merito da Saul: troppo poco, però, per giustificare lo status di grande squadra. Ronaldo, di suo, si era visto poco o nulla, se non per il cerchietto in testa che ne domava il nuovo taglio di capelli. Al rientro in campo dopo il riposo di sabato e i problemi al ginocchio, CR7 era parso un po' ingolfato, non troppo a suo agio né partendo dall'amata fascia sinistra né spostandosi su quella opposta. Tutto il contrario di Dybala, appunto. Per rimontare la cui magia, Simeone ricorreva nella ripresa a Joao Felix (126 milioni spesi in estate, reduce però da infortunio a una caviglia) e Correa, a lungo inseguito dal Milan: era però Bernardeschi, subentrato a Ramsey (spento) a sfiorare il raddoppio colpendo il palo.
La partita era più viva ed equilibrata, Dybala si godeva la standing ovation quando lasciava il posto a Higuain: la Juve controllava, De Ligt si guadagnava applausi convinti quando fermava in angolo Correa (super assist di Joao Felix) e la Juve poteva così festeggiare il primato nel girone tirando un sospiro di sollievo quando Morata, in pieno recupero, si divorava da un paio di metri il possibile pareggio.
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