La Signora si piace ma non si fida della Lazio che sa come farle male

Sarri: «Inizio a divertirmi, obiettivo perfezione» Ma Inzaghi ha già interrotto il dominio Juve

La Signora si piace  ma non si fida della Lazio che sa come farle male

Alessandro Murgia, classe 1996, è oggi un giocatore della Spal. Il 13 agosto 2017 indossava però la maglia della Lazio e, nel recupero, segnò la rete del 3-2 che diede la Supercoppa alla squadra di Simone Inzaghi. Avversaria la Juventus, allora come oggi: si giocava a Roma e non a Riad, la Signora era allenata da Max Allegri e Ronaldo ancora non era ancora sbarcato in Italia. Fu, quello, il primo successo tra i professionisti per Inzaghino, capace poi di ripetersi qualche mese fa trionfando in Coppa Italia grazie alla vittoria in finale sull'Atalanta. Come dire che, nel dominio juventino, qualche volta la Lazio è riuscita a infilarsi: oggi, chissà.

Bianconeri per forza di cose favoriti, perché così è ogni volta che scendono in campo contro una squadra italiana: tutti hanno però ancora ben in mente la vittoria (3-1) ottenuta dai biancocelesti contro gli attuali tricolori il 7 dicembre scorso. Unico ko peraltro subìto dalla Juventus in questa prima parte di stagione: «La Lazio non è solo Immobile», ha detto ieri Bonucci. Meglio allora aspettarsi un match equilibrato, pur senza dimenticare che l'attaccante cresciuto proprio a Torino è di gran lunga in testa alla classifica cannonieri del campionato: 17 reti non sono uno scherzo, pure perché sono 7 in più di Cristiano Ronaldo. Che adesso sta benissimo e che segna da cinque partite consecutive: allacciarsi le cinture e pronti a partire, insomma. Per una partita che si spera possa rappresentare uno spot per il nostro calcio e anche un modo per aiutare l'Arabia Saudita a modernizzarsi ancor più e ad aprirsi verso il mondo: tanto per dire, quest'anno le donne potranno assistere al match dove vorranno, da sole, guidando e senza coprirsi il capo. Passi avanti, ecco. Con tanti soldi di mezzo, anche: perché il contratto firmato dalla Lega l'anno scorso prevede 22,5 milioni di euro per tre edizioni da svolgere qui in cinque anni. Anche se Sarri la pensa diversamente: «Personalmente sono tradizionalista. In Inghilterra si gioca a Wembley».

«Personalmente, inizio a divertirmi ha ammesso ieri Sarri -. Abbiamo ancora dei difetti, ma ci stiamo lavorando sopra. Bisogna avere degli obiettivi utopici: se miriamo alla perfezione, saremo sempre scontenti. Ed essendo scontenti, avremo sempre lo spirito per migliorarci».

Ragionamento che non fa una grinza, a metà tra il filosofico e la quotidianità spiccia. Del resto la Juve tritatutto deve inventarsi sempre qualcosa, per rimanere lassù e per di più affamata. Per questo alla fine della stagione passata si è deciso di salutare Allegri e di accogliere l'attuale pilota: stimoli nuovi, obiettivi vecchi. E se il buon Max sosteneva e sostiene che «tattica e schemi sono cavolate», Sarri la butta sull'ironia: «Spero non se ne accorgano i presidenti, altrimenti i nostri salari si ridurranno parecchio.

Penso ci sia una via di mezzo: l'allenatore non deve stravolgere i giocatori per allenare sé stesso, ma incidere sull'organizzazione rispettando le caratteristiche dei singoli. La Lazio? Pericolosissima, specie in una partita secca». «Dovremo essere straordinari ammette Inzaghi -. Arriviamo da otto vittorie in fila, siamo in fiducia e ci crediamo». Su il sipario.

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