Sport

Signora in tilt come a Belgrado e Atene. Ma Max in tre anni ha ottenuto il massimo

La Juventus surclassata fisicamente: ora servono quattro grandi acquisti, partendo dal portiere

Signora in tilt come a Belgrado e Atene. Ma Max in tre anni ha ottenuto il massimo

Premessa: negli ultimi quattro anni il Real Madrid per tre volte ha vinto la Champions league. L'unica edizione in cui la squadra bianca è uscita prima della finale risale al Duemilaquindici, quando fu la stessa Juventus ad eliminare i madridisti in semifinale.

L'orgoglio bianconero finisce qui, la carta conferma il valore assoluto, leggendario del Real al dodicesimo titolo europeo. Ma il secondo tempo della Juventus a Cardiff ha fatto tornare alla mente due altre prestazioni sconcertanti, sempre in finale di coppa: Belgrado contro l'Ajax di Cruyff e soprattutto Atene contro l'Amburgo di Magath. In entrambe le occasioni, un solo gol al passivo mandò in tilt i bianconeri, svuotati, in totale assenza di idee, di reazione, di sangue. Calo psicofisico, contemporaneo, corto circuito contagioso, sguardi smarriti. Fuori giri i due argentini, sotto una pressione feroce del Madrid, steso l'unico vero combattente, Mario Mandzukic, infortunatosi prima dell'intervallo, esaurito il carburante di Dani Alves e Khedira, il resto è andato in panico, si diceva una volta in bambola, coinvolgendo i difensori, Bonucci e Buffon fra i primi. Zidane, astutamente, ha liberato tatticamente Isco e Modric che hanno scombinato la Juve. Nessuna colpa o fallimento ma soltanto la cartella clinica di uno stato di salute, improvvisamente aggravatosi. La premessa d'avvio comporta un ulteriore chiarimento: gli spagnoli hanno una potenza fisica, anche atletica, nettamente superiore a quella in possesso della comitiva di Allegri. E' il vallo che divide il football italiano da quello del resto del mondo, in una partita secca. Su due sfide, la Juventus avrebbe anche potuto giocarsela diversamente, come appunto accadde nel Duemilaquindici. Ma sul duello diretto sono emersi: lo strapotere tecnico di Cristiano Ronaldo (che viene anche discusso da qualche nostro opinionista docente di calcio) e la superiorità atletica del Real. Quando la Juventus ha provato ad esporsi è stata castigata, perché in quel preciso momento l'avversario (come era accaduto con il Bayern di Monaco lo scorso anno) cambia la marcia e impone il proprio ritmo. Il pareggio di Mandzukic, spettacolare, è stato fine a se stesso, un episodio. I due grandi assenti argentini hanno fatto il resto. Allegri ha ricavato il massimo in questi tre anni. Oltre, la Juventus non poteva e non è riuscita ad andare. Ora punto e a capo, perché arrivare secondi (ancora una volta, d'accordo) non è un disonore, dopo aver dominato da sei anni in Italia. Ma per crescere, per limare il dislivello che ancora tiene distante la squadra dalle altre due o tre vere grandi (Real Madrid, Bayern di Monaco e ancora il Barcellona), la società dovrà puntare su quattro investimenti di altissimo livello, partendo dal portiere.

Va dato onore ad Andrea Agnelli che non è fuggito, come certi suoi illustri colleghi, dopo la sconfitta. E nemmeno si è permesso di entrare nel discorso tecnico e tattico, ha confortato sul campo i suoi e, poi, davanti alle telecamere, ha portato la solidarietà ai feriti della fans zone di Torino, restando ad ascoltare la cronaca diretta dei fatti di piazza San Carlo. Andrea Agnelli ha ribadito la storia del cognome e il proprio ruolo.

Finalmente, nel giorno più amaro ma con l'orgoglio e la dignità che deve avere un vero presidente.

Commenti