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Il signore del pallone che regalava scudetti con un solo piede e Mondiali con la mano

Fenomenologia tecnica del più grande di tutti. Il Napoli dei due titoli era lui, l'Argentina iridata anche. E pensare che nel '78 non lo vollero in squadra. Da fuoriclasse infierì sull'odiata Inghilterra con due gol indimenticabili: il più disonesto e il più bello della storia del calcio

Il signore del pallone che regalava scudetti con un solo piede e Mondiali con la mano

State pazziando? State pazziando.

È uscito dalla Olivos, la clinica dove gli hanno rimosso qualcosa che non centrava niente, pare uno stupido coagulo, le ha chieste lui le dimissioni, ha firmato e poi è uscito, si stava rompendo le scatole e lo ha confermato il suo legale, dice che adesso farà tutta la riabilitazione a casa, dice che ha superato il momento più difficile della sua vita, dai, la figlia non voleva che si facesse operare, ma è stato meglio così, ha chiesto lui di farsi mettere i ferri addosso, ed è andato tutto bene. Quel giorno c'era tutta l'Argentina in strada a pregare, mamma mia. E quindi? Cosa vorreste farci credere che il Signor Calcio invece invece cosa! Non ci crede nessuno. Cioè non ci vuol credere nessuno. Ha fatto cose irripetibili, anzi ha fatto miracoli, figurarsi.

Lo scudetto al San Paolo, e tutto con un piede solo. Poi all'improvviso è sparito, ci siamo abituati alle sue fughe, è scappato anche da Barcellona, lì gli hanno rotto una gamba, se lo aspettava, ogni volta che entrava in campo c'era un plotone scelto per l'esecuzione, niente da fare, quattro mondiali perché il quinto, anzi nel primo, El Flaco non l'ha voluto, troppo piccolo, solo 18 anni, e poi Menotti voleva una squadra, non i fenomeni.

Nei quattro che ha giocato sempre protagonista, campione nell'86 in Messico, vice nel 90 in Italia quando la sua Argentina, perché era sua e solo sua, va a sbattere su un rigore inesistente. A Usa '94 poi lo trovano positivo all'efedrina, una comica, prima la Fifa lo invita con tante mille grazie, poi quando vedono che sta per arrivare fino in fondo un'altra volta, allora alt, mica si può far vincere il Mondiale a un nano drogato. Nano drogato? Il Signor calcio un nano drogato? Qualcosa bisogna inventarsi, quello lì ha fatto un gol alla Gracia che ha messo paura, era un'ora esatta che stava giocando, ma non era mezzo rovinato? Ha fatto l'antidoping? Si? Bene, quattro sostanze proibite nell'urina, bisogna fare presto e nel giorno di Argentina-Bulgaria, 30 giugno 1994, quando stava per diventare il calciatore con il maggior numero di presenze al Mondiale, gli fanno sapere che così non va: fai la valigia signor El Pibe de Oro, a casa! Era a ventun presenze e otto gol in quattro mondiali e lo chiamano nano drogato? Otto anni prima in Messico l'Argentina era data favorita ma solo perché ci giocava lui, gli altri brava gente che gli girava attorno in cerca di un boccone: Misericordioso Diego, fammi diventare famoso anche a me, dai, fammi il miracolo!

Non è che si può sempre accontentare tutti, lui c'ha provato, gli ha fatto vincere uno scudetto anche a Bigon, sorpasso al fotofinish sul Milan, hanno scritto, i rossoneri perdono a Verona e il Napoli batte 4-2 il Bologna. Ha fatto diventare campioni d'Italia Di Fusco, Bigliardi, Bucciarelli e Neri, per carità, professionisti esemplari, ma Bigon che dice quel Napoli non era solo Diego, non è bello. Poi è arrivato Ferrara che aveva capito tutto, quando il Napoli giocava in casa e la squadra non era in ritiro, andava sotto casa a citofonargli, per amicizia, ma anche perché per vincere serviva solo lui. Ricordo: una punizione a Zenga nel sette da fermo, con la barriera a qualche metro, non ai nove e spazzola canonici, un rigore in semifinale nelle notti magiche a Zenga al San Paolo, camminando, palla di qui, Walterone di là. All'uomo ragno, mica a uno che passava di li. Anche la Fifa ci ha ripensato, quando nel 2002 ha fatto la conta per decidere la miglior formazione dei migliori undici giocatori del Mondiale l'ha dovuto mettere in squadra. Per forza, era quello che degli undici aveva ottenuto il maggior numero di voti. E dopo dieci anni si è preso il titolo di miglior calciatore del secolo. Adesso gli argentini quando vanno in giro per il mondo fanno il suo nome per farsi riconoscere e ricevere meriti, altro miracolo, e a Rosario hanno buttato via il calendario e quello nuovo inizia nel giorno della sua nascita, e a Bahia Blanca c'è una sua statua dove la gente si inginocchia. Una delle tante.

All'Argentino Juniors dove è cresciuto 116 gol in 166 presenze, 20 gol nel Boca prima di venire in Europa nell'82, 81 reti al Napoli giocando a tutto campo, di qui, di là, gli avversari lo cercavano per prenderlo a mazzate, sembrava fatta, sembrava per terra, e invece no, si era solo smaterializzato per passare in mezzo agli animali feroci della giungla.

E poi la Uefa, 3-3 con lo Stoccarda al Neckasrstadion, 17 maggio 1989, era il Napoli di Ottavio Bianchi. La gente si affretta a prendere posto, via vai di tifosi con la bandiera e il cappellino d'ordinanza, e chi guarda cosa succede in campo? Nessuno, meglio trovare il proprio seggiolino e sistemarsi bene per la partita. Poi d'un tratto il signor calcio si mette a palleggiare in mezzo al campo al ritmo della musica che stava diffondendo l'altoparlante. E non lo faceva con i piedi, troppo banale, palleggiava con le sue due spalle, ambidestro, tic, toc, la ragazzina passava da una parte all'altra sorvolando la sua testa come un satellite e non riusciva a staccarsi, calamitata. A quel punto si sono fermati tutti, sugli spalti e anche quelli dello Stoccarda stavano facendo riscaldamento ma quello era spettacolo gratis e irripetibile. Quando è finita la musica, la palla è sparita, eppure Maradona era ancora lì, cos'era stata, una allucinazione? Prima aveva fatto fuori la Juventus ai quarti nonostante un 2-0 secco a Torino. E in semifinale schiantati quelli del Bayern. Quando quel giorno prende fra le mani la coppa Uefa e non si capisce chi dei due è più alto.

Figurarsi che problemi ha avuto a metterla dentro con la mano, un gioco da ragazzi, e siccome qualcuno, non tutti, se n'è accorto, lui non ha voluto svelare il segreto, ha detto che aveva incontrato Dio e quella era la sua mano. Sono amici, ha fatto intendere, non c'è niente di male.

E sì, quanti miracoli ha fatto il Signor calcio, talmente tanti che ormai nessuno ci faceva più caso e la palla lo sapeva. Quando stava per uscire dal campo e sembrava persa se arrivava lui si fermava e si faceva prendere: Hue! E dove stavi andando? Lei un po' si vergognava e si infilava fra i suoi piedi, protetta, al sicuro da tutti quei tipi che la prendevano a calci, lui invece l'accarezzava, è così che nascono le amicizie.

Adesso vorrebbero farci credere che cosa? Ma dai, state pazziando, si sarà fatto una bella indigestione, come diceva la sua mamma, gli fanno una flebo e tutto torna a posto. A noi non ci incanti, non ci freghi più.

Ciao Diego.

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