
"Anche quando diventa lavoro il tennis dovrebbe rimanere un hobby da fare col sorriso". La filosofia di Jannik Sinner si sposa perfettamente con il torneo di Riad, soprattutto se poi alla fine i 6 milioni di jackpot se li giocheranno lui e Carlos Alcaraz. Appuntamento a domani: chi vince si prende il piattone, chi perde s'accontenta e gode, visto il gettone di presenza. Ma anche se non conterà nulla nei conteggi ufficiali, la super esibizione araba conferma che il tennis sono loro. E non certo per colpa loro, come pensano gli avversari che avanzano accuse di favoritismo (e visto come ha giocato, forse è meglio che Zverev se la prenda con se stesso). La realtà, insomma, è quella vista in questi giorni: dei sei "King" invitati dagli sceicchi, quelli veri sono sempre i soliti due.
D'altronde i risultati parlano chiaro: ieri ha cominciato Carlos scherzando Fritz con un doppio 6-4, poi è toccato a Sinner contro Djokovic. Il quale, a proposito di re e di incoronazioni, alla vigilia aveva espresso il concetto definitivo: "Jannik ricorda me nei momenti migliori: è magro, colpisce duro, è perfetto nella strategia". Ieri dopo la sconfitta è stato anche più diretto: "Mi ha preso a calci nel c...". E siccome i momenti migliori di Novak stanno sfumando, ecco che alla fine tenere il ritmo del suo alter ego diventa difficile. Ci ha provato, Djokovic, ma alla fine era serenamente rassegnato, anche perché il numero due del mondo non gli ha lasciato scampo nei turni di battuta: 9 ace nel primo set, 10 quelli complessivi.
Testa sgombra e racchetta armata, il campione italiano ha chiuso 6-4, 6-2 senza neanche sudare, come faceva appunto il Djoker dei tempi belli. Così ecco, ora, l'ennesima super finale: "Siamo qui per divertirci", ha detto Jan. Non è solo per questo, ma a noi va bene così.